Un Beppe Grillo “gandhiano”, scatenato sulle note dei Blues Brothers, occhiali scuri, camicia a fiori, ha concluso, ieri, la kermesse romana organizzata dal movimento cinque stelle, nel corso della quale, a partire da venerdì scorso, attivisti grillini e simpatizzanti, si sono esibiti nel circo più famoso della storia, brandendo il mantra di un leader particolarmente coinvolto nella sua rivoluzionaria quanto istrionica caccia ai “cialtroni” da palazzo, per mezzo dell’esercito.
La tre giorni dei grillini ha avuto luogo nel Circo Massimo, in quello che fu uno dei tanti distributori di “panem et circenses” donato al popolo da una classe politica desiderosa, oggi come allora, di trovare nel diletto popolare l’arma del consenso. Sui ciottoli impregnati delle urla delle donne sabine al tempo del mitico ratto, su quello che è stato poco tempo fa lo spartito di lusso che ha ispirato Mick Jagger, tre gazebo dedicati ai parlamentari di Camera e Senato e numerosi punti di ristoro con tanto di prodotti biologici e piatti vegani e vegetariani, hanno salutato il tanto atteso evento. La giornata di venerdì è stata caratterizzata dal discorso di un Grillo al quale un lieve malore in albergo, non ha impedito di stupire il pubblico con la notizia di un referendum per uscire dall’Euro e la lotta serrata, “con ogni mezzo possibile” al Jobs Act che “creerà milioni di nuovi schiavi”. Il discorso inaugurale dello sherpa pentastellato ha avuto come filo conduttore l’opposizione al governo Renzi e alle richieste di riforme e austerity provenienti da Bruxelles. L’attacco al Jobs Act e alla Germania di Angela Merkel che “non può dare lezioni a nessuno”, non essendo “la grande locomotiva d’Europa”, le uniche due note politiche che hanno ceduto presto il passo al colore, come quando il leader del M5S, abbarbicato su una gru posizionata nel Circo Massimo ha urlato: “O c’è la svolta o mi butto giù”.
Ieri pomeriggio il guru del M5S 5stelle ha concluso il suo discorso annunciando che martedì alcuni rappresentanti del M5S andranno a Genova ad aiutare gli abitanti a spalare. Ultima, la provocazione al capo dello Stato: “Mi viene un’idea, già che siamo qui e siamo in tanti – ha concluso il leader alludendo al processo Stato Mafia -. Perchè non facciamo due passi per fare da testimoni a Napolitano?. Tanto non siamo mica carcerati”.
Prima che Grillo terminasse la tre giorni romana con il suo atteso discorso, l’intervento di Luigi Di Maio aveva subito un cambio di programma, mutando misteriosamente il topic da “Governo a 5Stelle” a “Terra dei Fuochi”, nonostante sabato sera il vicepresidente della Camera avesse parlato di sorprese che sarebbero state svelate nel corso della giornata di ieri. La prima parte della giornata conclusiva si era aperta con le note della canzone di Raf, “Cosa resterà”, trasformate in un “Cosa resterà di questi euro 80”, tra balli e fotografie dei supporter più mattinieri.
Eppure, nonostante il successo della manifestazione accolta, stando alle cifre fornite dagli organizzatori, da 500mila persone (se si calcola il flusso dell’intera giornata di sabato dalle 10 del mattino a tarda sera, 150mila secondo i dati della questura), la tre giorni del M5S non si è aperta sotto una buona stella. Basti pensare al caso Pizzarotti, l’“eretico” sindaco di Parma, acclamato tra i gazebo, ma escluso dal palco, che aveva auspicato un maggior confronto tra i parlamentari anche se con opinioni diverse. Prima ancora c’era stato il caso dell’inno del movimento scritto dal rapper Fedez, i cui versi, percorsi da evidenti allusioni al presidente Napolitano, non erano piaciuti ad alcuni rappresentanti del Pd.
Malgrado screzi interni al movimento, irritazioni e immancabili insulti ai giornalisti, invitati dal leader ad andare ad ascoltare le barzellette di Renzi, la festa è proseguita, tra le bandiere distese sugli spalti del Circo Massimo, tra supporter venuti da tutta Italia, entusiasti di vedere Beppe duettare con Edoardo Bennato attaccando il Pd. Accanto alle fan arrivate a Roma nella giornata di ieri solo per “sentire parlare Grillo”, perché “innamorate” del carisma di comico, c’era anche qualche grillino genovese che, con un certo imbarazzo, ha giustificato la propria presenza, ieri, alla kermesse romana, dicendo di essere stato costretto a rinunciare a malincuore al supporto da offrire agli alluvionati. Un imbarazzo certo giustificato, dopo la bagarre scatenata da un tweet provocatorio di uno “sciacallo” di nome Vittorio Zucconi che aveva cinguettato: “Per l’alluvione di Firenze migliaia di giovani andarono ad aiutare. Per l’alluvione di Genova, migliaia di giovani vanno al Circo Massimo”. Un’ironia ch non è piaciuta a Grillo e quanto pare nemmeno a organizzatori (lo stand riservato agli accrediti stampa, ieri mattina era vuoto) e sostenitori del movimento, letteralmente indignati con i giornalisti “sciacalli” e “avvoltoi”.
Malgrado le stime travisate dai giornali i grillini gridano al successo. La gara è stata vinta, a bordo della quadriga guidata da Grillo, Casaleggio, Di Maio e di Battista. L’obiettivo è quello di spostare nelle piazze il baricentro della battaglia, ricostruendo un Parlamento in miniatura nelle principali agorà italiane.
Samantha De Martin