“E se ognuno fa qualcosa, allora tutto può cambiare”. Era questa la filosofia di vita di padre Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dai sicari della mafia il 25 settembre 1993, proclamato beato lo scorso 25 maggio. Nell’intervista l’ing. Maurizio Russo, collaboratore della Lumsa e membro del Consiglio Diocesano per gli Affari Economici dell’Arcidiocesi del capoluogo siciliano, che ha curato gli accorgimenti logistici relativi all’evento della beatificazione, ricorda quanto per il prete di Brancaccio fosse importante aiutare i giovani a crescere e a diventare adulti con la consapevolezza della propria dignità e della libertà professionale.
Qual è il contributo che la Lumsa ha dato ad un evento religioso così importante?
La Lumsa ha partecipato attivamente alla beatificazione di don Pino Puglisi. La sede distaccata di Palermo ha organizzato un gruppo assai numeroso di ragazzi che ha preso parte sia alla veglia al quartiere Brancaccio, dove don Puglisi svolgeva la sua attività di parroco, sia al Foro Italico. Ricordo che erano presenti anche i membri della sede Lumsa di Roma tra cui la dott.ssa Palma Togato, che ha avuto la fortuna e il privilegio di conoscere don Pino Puglisi.
Può raccontarci l’emozione di quel giorno?
Devo dire che è stata un’emozione davvero forte. E poi come non ricordare la grande partecipazione dei fedeli ad un evento che ha coinvolto più di 80mila persone e che ha avuto grande risonanza a livello nazionale. E’ stato un momento di gioia e allo stesso tempo di stimolo per ciascuno di noi. Don Puglisi è stata una figura di riferimento soprattutto per noi palermitani. Un testimone concreto del Vangelo che, attraverso la sua azione di sacerdote, ha dato un segnale forte a chi voleva contrastarlo.
Un ricordo particolare di don Pino Puglisi…
Per i giovani ha fatto tanto. Prima di essere ucciso dalla mafia aveva consegnato e fatto redigere da un architetto un progetto di un centro al quartiere Brancaccio che comprendesse una chiesa, una canonica e dei campi sportivi per i ragazzi. E proprio adesso, a vent’anni di distanza, questo progetto è stato ripreso dall’arcidiocesi, da Sua Eminenza il Card. Paolo Romeo, e speriamo tutti insieme di realizzarlo con l’aiuto della Cei e dei contributi di volontari. Sorgerà su un terreno confiscato ad una famiglia mafiosa. E la sua realizzazione sarà ancor di più un segno tangibile della presenza e della volontà dell’azione concreta di un uomo sempre vicino ai deboli e ai bisognosi.
Cosa rimane dell’opera di don Pino Puglisi?
Intanto rimane il ricordo che è vivo sia attraverso le azioni che ha compiuto, sia attraverso gli scritti che ha lasciato. Quando poi sarà realizzato questo centro di cui parlavo prima, le sue spoglie dalla Cattedrale di Palermo, dove ora si trovano, saranno trasferite proprio nella nuova chiesa prevista dal progetto. E quindi ancora di più rimarrà un esempio concreto sul territorio, visibile a tutti a dimostrazione che quello che ha detto e che ha fatto non è il passato ma rimane e rimarrà nel tempo, perché è viva testimonianza.
Alessandro Filippelli