L’Italia è l’unico paese dell’Eurozona con un interesse medio sul debito superiore al tasso di crescita, per questo ha bisogno di ridurre il deficit (la differenza tra entrate e spese, quest’anno prevista a -2,04%). A dirlo è la Banca centrale europea nel suo rapporto sulle attività di Vigilanza nel 2018, in cui si sottolinea che ciò accade “pur con i tassi di interesse portati ai minimi storici dalle politiche della Bce”.
Il bollettino dell’Istituzione comunitaria richiama le previsioni della Commissione Ue, secondo cui da qui al 2020 il differenziale fra tasso d’interesse e di crescita “dovrebbe rimanere in territorio negativo per tutti i Paesi, ad eccezione dell’Italia”.
Emerge inoltre dal report che il nostro paese mantiene il record negativo sui crediti deteriorati (gli npl, cioè i crediti delle banche che i debitori non riescono più a ripagare regolarmente o del tutto). Infatti “nel terzo trimestre del 2018, i più ampi volumi di crediti deteriorati erano detenuti dai gruppi bancari significativi italiani (153 miliardi di euro), seguiti da quelli francesi (130 miliardi di euro), spagnoli (95 miliardi di euro) e greci (90 miliardi di euro)”. Proprio per questo il presidente dell’autorità unica di supervisione delle banche (SSM) della Bce, Andrea Enria, nella sua prima audizione al Parlamento Ue, ha annunciato che una delle priorità del 2019 sarà proprio la riduzione degli npl.
Nella prefazione del bollettino, poi, il presidente Mario Draghi sottolinea che “i benefici della vigilanza bancaria europea, giunta al suo quinto anno di attività, sono oramai palesi”. Lo stesso numero uno dell’Eurotower, inoltre, esorta al “completamento dell’unione bancaria”, con un “efficace sistema di garanzia dei depositi”. Enria è della stessa idea ed ha sottolineato che la Bce potrebbe attivare in futuro lo strumento dei dgs (deposit guarantee scheme), cioè la tutela dei depositi dei clienti di banche in dissesto.