“Durante la crisi la sottoccupazione è cresciuta in misura particolarmente consistente in Italia e Spagna”. A dichiararlo, con un bollettino, la Banca centrale europea. L’Italia nell’arco della durata della crisi la sottoccupazione potrebbe aver risentito delle misure “a supporto della riduzione delle ore” ovvero -si precisa- le norme sul funzionamento della cassa integrazione. Francoforte sottolinea poi che “nonostante il calo recente, la sottoccupazione rimane al di sopra del livello pre-crisi in Italia e in Spagna, mentre si colloca ben al di sotto di tale livello in Germania”, Paese – prosegue la Bce – che segna invece “la più alta quota di lavoro a tempo parziale rispetto all’occupazione complessiva” e dove questo aumento “non è stato associato alla sottoccupazione”.
Il bollettino della Bce conferma le ultime prese di posizione del governatore ricordando che il consiglio direttivo della Banca centrale europea “ha concluso che rimane necessario un ampio grado di stimolo monetario” per un’accelerazione dell’inflazione, e “continuerà a seguire gli andamenti del tasso di cambio e delle condizioni finanziarie”. La crescita dell’economia dell’eurozona “è rimasta robusta nel quarto trimestre del 2017 e continua ad essere generalizzata nei diversi paesi”.
Interessante infine un approfondimento dedicato al mercato del lavoro. In generale, nell’area con la moneta unica il bollettino evidenzia “dinamiche vigorose” e ricorda come l’occupazione si collochi attualmente a un livello dell’1,2 per cento superiore al massimo pre-crisi registrato nel primo trimestre del 2008. Ma nelle principali economie dell’area ci sono differenze sostanziali, che si vedono applicando all’analisi il filtro della “sottoccupazione”. Ovvero andando a vedere, come ha fatto Katalin Bodnár per il bollettino, quanti – tra i lavoratori a tempo parziale – desiderano lavorare più ore. Lavoratori “generalmente considerati parzialmente disoccupati o sottoutilizzati, poiché il numero di ore per cui desidererebbero lavorare è superiore al numero di ore richiesto dai rispettivi datori di lavoro”.