BARI – Il Viminale sceglie la linea dura contro il comune di Bari. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha disposto l’invio di una commissione al fine di accertare eventuali infiltrazioni mafiose nell’amministrazione del capoluogo pugliese. La decisione arriva dopo l’arresto, nel febbraio scorso, di 130 persone e due consigliere comunali nell’ambito di un’indagine per voto di scambio alle amministrative del 2019.
In una lunga intervista al quotidiano la Repubblica di oggi, 21 marzo, il sindaco di Bari Antonio Decaro ha espresso il suo dolore e la sua perplessità davanti a quella che considera solo “una scelta politica” portata avanti da un rappresentante della maggioranza. Decaro si è detto sicuro dell’infondatezza delle accuse tanto da dichiarare di essere “pronto a rinunciare alla scorta” se gli inquirenti dovessero rilevare delle irregolarità.
Uno scontro quello tra Piantedosi e Decaro che nella giornata di ieri si è trasformato in un vero botta e risposta tra i due. Se da un lato Il sindaco di Bari aveva parlato di un “atto di guerra nei confronti della città di Bari” capace di costituire “un meccanismo ad orologeria”, il capo del Viminale ha specificato come la sua non sia una “guerra ai sindaci, ma alle mafie”.
Dalle pagine di Repubblica arrivano anche le indiscrezioni secondo cui l’azione portata avanti dal ministero abbia in qualche modo scavalcato il lavoro di procura e Polizia. La notizia infatti non è stata notificata ufficialmente, come da prassi, ma appresa per caso da un social.
In questo clima di tensione la risposta dell’opposizione non si è fatta attendere: il centrosinistra ha criticato fortemente la decisione del ministro dell’Interno, etichettando la decisione come un attacco infondato a una giunta che durante il suo mandato si è sempre spesa molto contro la criminalità organizzata.