Un soggiorno rigenerante, lontano dallo stress dei banchi di scuola, con tanto di manicure, parrucchiere, maquillage in piena regola, nelle raffinate camere da sogno “brandizzate” con tanto di lenzuola e letto di Barbie. È il pacchetto “Vip Experience” proposto dal Forte Village, il resort baluardo del turismo di lusso nel comune cagliaritano di Santa Margherita di Pula, che, in collaborazione con Mattel – la casa produttrice della celebre bambola – ha allestito, all’interno del villaggio, un autentico Barbie center con tanto di laboratori per imparare a fare i gioielli.
Un’iniziativa indubbiamente originale se non fosse che le raffinate clienti non sono mogli di magnati o manager in carriera alla ricerca di una vacanza senza badare al portafogli, ma bambine d’età compresa tra i 2 e i 10 anni, i cui genitori, sborsando un supplemento di 550 euro a settimana oltre al soggiorno, potranno veder risplendere, nei volti delle loro pargole, la gioia di poter diventare piccole Barbie, almeno per qualche giorno.
“Ogni mattina le bambine impareranno a realizzare gioielli luccicanti e bellissimi portafoto, preziosi ricordi di una vacanza da sogno” si legge sul sito del Forte Village. Inoltre, avranno la possibilità di creare una maglietta Barbie personalizzata e di sfilare con le loro creazioni “come vere modelle sulla passerella”, prima di regalarsi momenti indimenticabili in compagnia della mamma al centro benessere del Forte.
Peccato che la notizia abbia subito scatenato non poche polemiche, più che tra i pater familias più tradizionalisti, soprattutto tra la stampa straniera e tra le femministe anglosassoni che, indignate da cotanti stereotipi, definiscono la proposta “ghettizzante” e “francamente orrenda”.
“È offensivo indurre le bambine a copiare stereotipi fin dai primi anni di vita, convincendosi che solo la bellezza, la magrezza e i vestiti sono importanti” tuona con rammarico la scrittrice femminista Caroline Criado-Perez.
Ma dalla Mattel non si scompongono, ribadendo come del resto “Barbie experience” sia stata promossa a Cortina e sulle navi Royal Carribean. “È un tipo di polemica alla quale non vogliamo rispondere” si difende Alessandra Miranda, responsabile marketing per l’Italia della Girls Unit di Mattel, un giro d’affari da 29 milioni euro all’anno. “Pensiamo che attraverso i giochi che ormai sono un vero lifestyle, le bambine possano immaginarsi grandi”.
In una società di bambini e bambine che crescono, talvolta, più in fretta dei genitori, in cui il modello è costituito dal bel vestito, meglio se firmato, e dall’immancabile tablet a 6 anni, è, indubbiamente, un discorso che non fa una piega.
Samantha De Martin