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HomeCronaca Baraccopoli San Ferdinando. Al via lo sgombero del campo abitato da mille migranti

Baraccopoli San Ferdinando
Al via lo sgombero del campo
abitato da mille migranti

Saranno portati nei centri Cas e Sprar

Ruspe in azione demoliscono le strutture

di Serena Console06 Marzo 2019
06 Marzo 2019

È iniziato all’alba di questa mattina lo smantellamento della baraccopoli di San Ferdinando, nella provincia di Reggio Calabria, abitata da oltre 1000 migranti. Un’operazione che “sta andando come previsto” ha affermato il prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, aggiungendo che anche la collocazione dei migranti sta procedendo secondo quanto pianificato nel piano della Prefettura, coordinata dal ministero degli Interni.

Una promessa mantenuta, dice l’inquilino del Viminale Matteo Salvini, “dopo anni di chiacchiere degli altri”. È stato proprio il vicepremier a dare il via al piano di bonifica e demolizione del campo per evitare il ripetersi degli episodi che hanno portato alla morte di alcune persone: l’ultimo è stato il 29enne senegalese Moussa Ba, deceduto lo scorso febbraio per un rogo divampato nella baraccopoli.

Per l’operazione sono stati impiegati 600 uomini, tra forze dell’ordine, Vigili del Fuoco, servizi sanitari e due elicotteri. Davanti la baraccopoli i migranti osservano le due ruspe e i due escavatori dell’Esercito in azione mentre demoliscono quelle che erano la loro case fino alla notte scorsa.

Sono ancora in attesa di sapere quale sarà la loro destinazione e, nel frattempo, caricano i loro averi sui 18 bus che li porteranno nei centri di accoglienza; alcuni dei migranti, invece, si sposteranno nella tendopoli allestita dal Comune a pochi metri di distanza.

Molti migranti, però, hanno abbandonato il campo nella notte per farvi ritorno quando la situazione sarà più calma o per muoversi altrove, in Puglia o in Campania. Circa ottanta migranti al momento stanno rifiutando il trasferimento sia nella tendopoli sia nei centri Cas e Sprar della regione. La situazione comunque è tranquilla, ma molte persone protestano perché non vogliono lasciare un luogo che gli assicurava un lavoro certo.

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