A Roma, dietro la stazione Tiburtina, sorge il Baobab Camp. Qui si sono raccolti circa 150 migranti: principalmente eritrei, somali, sudanesi, siriani e ghanesi. Attendono il responso del tribunale sulle loro richieste d’asilo. Dormono al gelo, nelle tende messe a disposizione da volontari. Con temperature che in questo periodo, di notte, scendono quasi sempre a zero. Molti sono “dublinanti”, ovvero migranti diretti in altri paesi europei, ma rimandati in Italia in virtù del Trattato di Dublino che impone l’esame della domanda di asilo esclusivamente al paese di primo arrivo. La maggior parte di loro è stata vittima di torture nei campi lager in Libia. Dopo lo sgombero del centro Baobab di san Lorenzo, gestito da associazioni umanitarie – ordinato dal commissario straordinario Francesco Paolo Tronca nel 2015 – la tendopoli è rimasta l’unica alternativa per i migranti. L’associazione Medici per i diritti umani ha garantito finora coperte, cibo e assistenza legale e medica.
Baobab Camp, la tendopoli della disperazione
21 Febbraio 201866