“E’ un film interattivo ma con tutte le qualità di un film classico: coinvolgimento emotivo, divertimento, narrativa, sviluppo dei personaggi nella storia. La storia non è unica però ma decisa interattivamente dallo spettatore”. Risponde così Annabel Jones, la creatrice del primo episodio interattivo della serie Netflix Black Mirror, alla domanda su cosa sia realmente Bandersnatch, questo il nome del film, intervistata ieri per Repubblica da Ernesto Assante.
L’obiettivo dei creatori è quello di mettere al centro lo spettatore e di farlo interagire con il protagonista. In più punti del film si presentano delle scelte a tempo, pochi secondi per prendere una strada che condizionerà la visione dell’intero episodio. La durata stessa di questo capitolo di Black Mirror, la serie distopica nata nel 2011 e prodotta da Charlie Brooker, è variabile: da 90 minuti di media, fino a oltre 2 ore e mezzo a seconda delle scelte operate dello spettatore. Sono 312 i minuti totali girati che fanno parte di questo episodio e, cosa insolita, è possibile a seconda del “percorso scelto” riconsiderare la strada fatta e optare per l’altra che prima si era esclusa. Una sorta di illusione della scelta che è poi in realtà il vero tema di Bandersnatch: il rapporto tra la determinazione del proprio futuro in base a scelte personali e l’ineluttabilità del fato che comunque agisce e conduce là dove vuole portarci.
Le scelte del protagonista Stefan, un giovane sviluppatore di videogiochi del 1984 interpretato da Fionn Whitehead, tentano di condurre chi guarda in un caledoscopio di realtà multilivello e questo si intreccia con la trama e con le multiple vite che sono il tratto distintivo di tutti i videogiochi. La critica ha apprezzato il tentativo di Netflix, per il Guardian “è un capolavoro”.