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Banda in manette a Venezia
acquisivano aziende in crisi
per realizzare grosse truffe

Reato aggravato da metodi mafiosi

danni per 5 milioni a banche e aziende

di Carmelo Leo07 Marzo 2017
07 Marzo 2017

Autosave-File vom d-lab2/3 der AgfaPhoto GmbH

Infiltrazioni di stampo mafioso nell’ambiente economico del Nord Italia. In mattinata i Carabinieri di Venezia hanno attuato sette misure cautelari personali nell’ambito dell’indagine “Nuova frontiera”, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia del capoluogo veneto. Nel frattempo scattavano in varie regioni d’Italia almeno una sessantina di perquisizioni nei confronti di ricettatori e fiancheggiatori. Le persone coinvolte sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla consumazione di truffe, anche in danno di istituti di credito e finanziari, bancarotte fraudolente, indebiti utilizzi di carte di credito e di prelievo di carburanti, ricettazione, riciclaggio e violenza privata. Tutti reati commessi, secondo la Procura, con l’aggravante di aver agito avvalendosi di metodi mafiosi. Esiste infatti un sodalizio continuo, secondo gli inquirenti, tra gli indagati e la ‘ndrangheta calabrese.

Il gruppo operava acquisendo società in difficoltà che venivano intestate a prestanome e attraverso le quali venivano realizzate truffe ai danni di ditte fornitrici ed istituti di credito. Le società acquisite avevano sede in Veneto, mentre le oltre 150 imprese truffate sono dislocate in varie parti d’Italia. Il danno subito dalle stesse ammonta a circa cinque milioni di euro. I beni acquisiti illecitamente venivano invece spediti in Calabria.

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