Le immagini del video ora vanno anche oltre confine. Perché il caso fa notizia, suscitando indignazione tra la gente comune. Quel bambino di dieci anni prelevato e trascinato via a forza da un istituto scolastico padovano, è una brutta storia finita male. Anche se c’era una disposizione della Corte di Appello. Immediate le reazioni dal mondo della politica e delle istituzioni per il comportamento duro dei poliziotti.
Gli eccessi della polizia. “Profondo rammarico” per quanto avvenuto a Padova è stato espresso dal capo della Polizia Manganelli, che poi ha assicurato “massimo rigore nell’inchiesta interna avviata”. Così dalla sensazione che le forze dell’ordine abbiano esagerato si arriva presto ad una ammissione di colpa da parte dei diretti interessati. L’aggravante per le modalità usate riguarda ovviamente il fatto che tanta veemenza veniva esercitata nei confronti di un minorenne, un bambino di soli dieci anni.
La politica reagisce. Agire e in fretta per individuare le responsabilità di chi ha sbagliato. Su questa linea il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, che ha ribadito l’esigenza di “rispondere all’emotività con la razionalità. Dobbiamo capire esattamente cosa e’ successo e perché. E poi bisognerebbe capire tutto quello che c’e’ dietro questa vicenda che comunque e’ drammatica”. Attraverso un’intervista al Gr1, il ministro dell’Interno ha così preso posizione sulla vicenda. Alle sue parole si aggiungono quelle dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Vincenzo Spadafora, che ha invitato prima a evitare “speculazioni e spettacolarizzazioni di ogni genere”, e preannunciato poi, di comune accordo con il capo della polizia, “una formazione specifica per le forze dell’ordine che si trovano a contatto con i minori”. Dure le parole di Spadafora anche nei confronti della Giustizia minorile: “Da anni auspichiamo una riforma che tarda ad arrivare. Una riforma urgente che preveda anche interventi normativi proprio sulla fase esecutiva dei provvedimenti a tutela dei minori, oggi totalmente carenti”.
I genitori in lite. Per cinque volte i servizi sociali hanno tentato di convincere la madre, cui è decaduta la patria potestà da 5 anni, a lasciare che il figlio venisse accompagnato in una struttura protetta su esecuzione del provvedimento emesso dal Tribunale dei Minori di Venezia. I giudici avevano altresì stabilito che “in mancanza di uno spontaneo accordo tra i genitori, fosse stato il padre ad occuparsi del figlio avvalendosi dei servizi sociali e della forza pubblica”. Dopo l’ennesimo tentativo di convincere la madre, ieri il padre si è presentato alla scuola frequentata dal figlio con tre agenti dell’ufficio dei minori della Questura di Padova, il responsabile dei servizi sociali Lorenzo Panizzolo e lo psichiatra (perito del tribunale) Rubens De Nicola per portare via il bambino.
Gianluca Natoli