La procura parla di omicidio colposo e al momento sono tre le persone denunciate per la morte di Marco, il bambino di 4 anni precipitato ieri nel vano dell’ascensore della fermata Furio Camillo della metro A di Roma. Secondo quanto riportato dall’Ansa si tratterebbe di un addetto dell’azienda di trasporti Atac e di due vigilantes. Sulla tragedia sono ancora in corso le indagini dei carabinieri e, come ha fatto sapere l’Atac, le telecamere della stazione avrebbero ripreso la scena e sono già state messe a disposizione della magistratura.
Secondo le prime ricostruzioni la mamma, Francesca Giudice (43 anni) era salita in ascensore con il figlio Marco insieme ad altri 4-5 passeggeri. Quando l’elevatore si è bloccato è sceso il panico nella cabina, rimasta al buio. A quel punto si sarebbe tentato di far uscire le persone facendo un trasbordo dall’ascensore a una sorta di montacarichi, allineati sullo stesso livello. Marco però, probabilmente spaventato, si è divincolato dalla stretta della mamma e si è lanciato verso la via di fuga. È in quel momento che il piccolo sarebbe scivolato in basso attraverso una fessura di appena 40 centimetri. Quei venti metri di caduta nel vuoto sono stati fatali per il piccolo che, nonostante l’intervento di 118 e vigili del fuoco, è stato estratto dalla tromba dell’ascensore privo di vita.
«Me lo sono visto scivolare dalle mani e morire mentre cadeva nel vuoto e urlava, perché proprio a me?» ha commentato la mamma di Marco, sotto choc e tra le lacrime. La donna, secondo quanto riferito dai parenti, è stata avvertita della morte del figlio soltanto dopo aver visto il corpicino senza vita di Marco mentre veniva portato via. In stazione è arrivato subito anche il padre del bambino, Giovanni. «Sono l’ultima ad essere uscita dalla stazione – ha raccontato uno dei passeggeri presenti in quel momento a La Repubblica – Ho sentito urla e pianti, una situazione agghiacciante, e ho visto un uomo con la divisa tipo da controllore che era steso a terra svenuto nel gabbiotto vicino all’ascensore. Ho chiesto ad un poliziotto e mi ha risposto che c’era stato un incidente proprio con l’ascensore. Poi dall’altoparlante qualcuno, con una tono di voce da persona in preda al panico, ha annunciato che dovevamo lasciare la metro. Ho letto solo dopo che era rimasto ucciso un bambino». La fermata della metro è rimasta chiusa per tutto il giorno. E gli utenti abituali hanno raccontato che proprio quell’ascensore è spesso soggetto a guasti e ha continuamente bisogno di manutenzione. Anche se quel giorno non c’erano state segnalazioni.
Sul posto anche il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, e l’assessore ai Trasporti, Guido Improta. “Sono stato a lungo con i genitori del piccolo Marco a cui ho portato l’abbraccio di Roma. Sulla dinamica dei fatti lascio i commenti alle autorità competenti, per rispetto alla famiglia. Siamo davanti a una tragedia che riguarda tutta Roma” ha scritto su Facebook Marino, proclamando il lutto cittadino nel giorno dei funerali. Al suo arrivo è scattata la rabbia dei cittadini che si sono rivolti al primo cittadino con grida e insulti. Duro invece il commento di Improta che, dopo aver parlato di “errore umano”, ha accusato di manovra scorretta l’azienda dei trasporti Atac: “Il regolamento di esercizio ascensori riporta che la manovra di emergenza per prestare soccorso alle persone rimaste intrappolate in cabina deve essere eseguita esclusivamente da personale abilitato. Pertanto, l’intervento che ha causato la tragedia nella stazione Furio Camillo poteva essere eseguito solo da personale specificatamente addestrato”. L’Assessorato ha inoltre reso noto che la ditta di manutenzione (Kone) “era già stata avvisata e stava intervenendo secondo i tempi contrattualmente previsti, cioè entro 30 minuti dalla segnalazione del guasto”.
Flavia Testorio