Il ciclone Pd non si abbatte solo sul Campidoglio ma su tutto il territorio capitolino. L’effetto Marino trascina con sé anche i municipi di Roma e il risultato, dal centro alla periferia, è storico; 15 su 15: cappotto.
Il centrosinistra porta al successo tutti i “suoi” mini-sindaci; per la prima volta da quando, vent’anni fa, è cambiata la legge elettorale e sono state introdotte le circoscrizioni. Così, a Cristina Maltese (che aveva vinto al primo turno nel XII municipio), si aggiungono gli altri quattordici candidati Pd costretti al ballottaggio. Neanche le piazze in cui il voto di destra era più radicato hanno saputo resistere al naufragio del Pdl. Per questo, sebbene in 13 ex circoscrizioni i democratici partivano in vantaggio, fa effetto il risultato del XV (ex XX): Roma nord, un’enclave che comprende le zone Cassia-Fleming-Vigna Clara e che mai aveva cambiato bandiera; qui Marino ha ottenuto il 52% dei voti e il candidato Presidente del Pd, Daniele Torquati, nonostante i quindici punti di svantaggio del primo turno, ha fatto il colpaccio battendo di un’incollatura (con il 50,77%) il pidiellino Gianni Giacomini, che già sentiva in tasca la vittoria. Ma non ci sono solo i democratici; la miglior percentuale, infatti, è stata quella di Andrea Catarci, candidato Sel all’VIII municipio (nel “feudo” Garbatella), che ha sfiorato il 70% dei voti. Dopo di lui, per la sinistra capitolina, ottime prestazioni anche a San Giovanni e Cinecittà: il VII municipio è di Susi Fantino con il 67%. Ovviamente il Pd fa valere il suo predominio in periferia: nel VI municipio (che ha accorpato Pigneto e Centocelle) si conferma il presidente uscente Giammarco Palmieri, al Tiburtino (ora IV municipio) Emiliano Sciascia abbatte il candidato di Fratelli d’Italia, Giovanni Ottaviano e a Torrevecchia fa rumore l’affermazione del “baby” Valerio Barletta che si permette di battere un pezzo grosso del centrodestra romano come Alfredo Milioni (presidente uscente, balzato ai disonori della cronaca per il caos liste in occasione delle Regionali 2010); in tutti i casi con rendimenti ben oltre il 60%. Successi anche nei “nuovi” municipi più singolari, quelli che hanno accorpato quartieri apparentemente molto diversi tra loro: al I (nel quale il centro storico ha inglobato Prati e Borgo Pio) andrà la trasteverina Sabrina Alfonsi; al II (che mette insieme i Parioli, quartiere borghese per eccellenza, e il “rosso” San Lorenzo) Giuseppe Gerace. Cambio della guardia tra Pdl e Pd, invece, all’Eur (dove vince Andrea Santoro), a Montesacro (con Paolo Marchionne) e a Tor Bella Monaca (grazie al successo di Marco Scipioni). Non c’è, dunque, più traccia del risultato del 2008, quando il centrodestra fece eleggere ben otto mini-sindaci; anche all’epoca in molti casi gli stessi candidati vincenti partivano dietro; anche in quell’occasione l’inversione di tendenza ai ballottaggi, che portò al trionfo Alemanno, fece da traino nei quartieri; anche allora fu un exploit clamoroso, in una città come Roma, tendenzialmente di sinistra. Dopo cinque anni, la riforma di Roma Capitale, ha cambiato la geografia amministrativa del territorio (con la riduzione delle circoscrizioni da 20 a15 e l’accorpamento indotto dei quartieri); ora cambia anche quella politica.
Marcello Gelardini