Alcuni fra gli indagati coinvolti nella vicenda delle baby squillo, accusati di sfruttamento della prostituzione minorile, avrebbero avanzato richiesta di patteggiamento in Procura. Il caso che vede coinvolte le studentesse di appena 14 e 15 anni, le quali si prostituivano nell’appartamento di viale Parioli, continua ad essere ritenuto particolarmente grave per la natura dei reati e la giovane età delle due protagoniste. Di contro la strategia difensiva di alcuni imputati, coinvolti nel giro di prostituzione nel cuore della Roma bene, punta al rito abbreviato, agli sconti di pena e al pagamento delle ammende.
Optando per il patteggiamento si procederebbe nella direzione dell’ammissione di colpevolezza che eviterebbe lo svolgersi del processo. Sarebbero soprattutto i facoltosi incensurati (circa una decina sugli oltre 50 imputati), con famiglia, a premere per una soluzione lontana dai riflettori. Manca il sì dei magistrati romani i quali non sembrerebbero intenzionati a concedere il rito alternativo. Tale opzione è tuttavia contemplata dal codice penale e le richieste di rito abbreviato, una volta analizzate e valutate dalla Procura, sarebbero applicabili caso per caso. Attorno agli ultimi sviluppi della vicenda si è alzata a gran voce l’indignazione di alcuni esponenti politici e delle organizzazioni civili: il presidente della Camera, Laura Boldrini, il sovraintendente della commissione Bicamerale Infanzia e adolescenza, Sandra Zampa, il Garante Vincenzo Spadafora e i responsabili dell’Osservatorio sui diritti dei minori, Antonio Marziale e Antonio Napoli, si sarebbero espressi, a vario titolo, preoccupati e contrari per una conclusione ovattata della vicenda. Il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pubblico ministero Cristiana Macchiusi fanno sapere di non aver ancora accolto nessuna richiesta di patteggiamento.
Emanuele Bianchi