ROMA – Il ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata approda in Aula al Senato. Le opposizioni, che hanno presentato circa 400 emendamenti, si preparano alla battaglia, che, tra l’altro, si incrocia con la discussione sul premierato, che riprenderà alle 20 di oggi, martedì 16 gennaio, dopo una breve introduzione questa mattina. Il premierato, caro alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, procede in commissione Affari costituzionali del Senato, ma l’Autonomia raggiunge il suo primo e storico traguardo.
Riserve di FdI sul trasferimento di materie
Martedì 16 gennaio, è stato fissato un vertice e il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Roberto Calderoli avrà il compito di smussare i malumori di Fratelli d’Italia. Per il partito di Giorgia Meloni stabilire che ogni Regione può decidere di gestire da sé una o tutte le 23 materie devolvibili, è un boccone indigesto. Il rischio di penalizzare il Sud è molto concreto e nel meridione il partito della premier ha la sua roccaforte.
Resta, inoltre, l’emendamento-cacciavite, presentato dai meloniani Andrea De Priamo, Marco Lisei e Domenica Spinelli sugli articoli riguardanti i livelli essenziali di prestazione (Lep), in base ai quali le risorse verranno aumentate anche per le altre Regioni che non hanno chiesto l’Autonomia, al fine di scongiurare disparità.
L’opposizione punta a prolungare i tempi
I tempi sono contingentati e, per questo, il centrodestra spera di trovare un’intesa e di approvare il ddl. Le opposizioni, invece, hanno intenzione di prolungare i tempi d’esame con l’obiettivo di accantonare una legge che definiscono “spacca Italia”.
Premierato in attesa dei passi della Lega
Per quanto riguarda l’esame del premierato, finora la Lega ha taciuto e si attende di capire su quali punti è disposta a cedere. Al vertice di maggioranza di giovedì 11 gennaio, il Carroccio ha fatto capire di essere disposto a rinunciare alla norma antiribaltone – che prevede la possibilità di un secondo premier se quello eletto cade -. Ma sulla norma che prevede la fiducia del parlamento al governo presentato alle Camere dal premier eletto, la Lega non sembra disposta a cedere.
Nel corso delle audizioni in Senato sulla riforma, alcuni costituzionalisti hanno espresso riserve sull’elezione diretta del premier e, soprattutto, è arrivato il loro invito a optare per riforme condivise e a evitare quelle approvate dalla sola maggioranza. La ministra Casellati, tuttavia, ha definito irrinunciabile l’elezione diretta del premier.