Continua a far discutere la questione sull’autonomia delle regioni. Dopo la frenata dei Cinque Stelle, questa mattina, il ministro per gli Affari regionali e per le Autonomie, Erika Stefani, ha affermato a Radio Capital: “L’autonomia è nel contratto e so che il Movimento Cinque Stelle ha sostenuto le ragioni del referendum in Veneto e Lombardia, credo che bisogna essere coerenti”.
“Se un’intesa è firmata anche dal presidente del Consiglio – ha detto in risposta a una domanda sull’ipotesi di modifica della legge sulle Autonomie – com’è possibile fare un emendamento e imporre a una delle contraenti la modifica del contratto?”.
Alla lista di coloro che desiderano maggiore autonomia, si è accodato anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che su Facebook ha annunciato: “Entro quest’anno faremo un referendum per la totale autonomia della Città di Napoli: avremo così più risorse economiche, meno vincoli finanziari, più ricchezza, più sviluppo, meno disuguaglianze”.
Ha invece espresso perplessità sul tema monsignor Filippo Santoro, presidente della Commissione Cei per i problemi sociali, il lavoro e la giustizia. “L’autonomia differenziata, – ha dichiarato in un’intervista al Messaggero – per come sta andando avanti, lascia molto perplessi. Non è quel sano regionalismo di cui tutti avremmo bisogno. È necessario che i servizi fondamentali siano erogati in maniera uniforme in tutte le regioni, altrimenti si potrebbe originare un’evidente sperequazione tra Nord e Sud. Si metterebbe inevitabilmente a rischio l’unità nazionale dal punto di vista politico”.
Santoro ha sottolineato anche la centralità di Roma: “È la nostra capitale, un simbolo per tutti. E verrebbe declassata. Noi siamo a favore dell’unità, ma se le regioni finiscono per diventare tante piccole nazioni, si capisce bene che si sta avviando un processo rischioso”.