A partire dal 1° ottobre scorso, il prezzo del gas naturale ha subìto un’impennata vertiginosa, aumentando del 30%: in tutto il globo il costo è salito a causa della crisi della fornitura dell’energia in Europa. Costo delle bollette alle stelle, benzina in salita, materie prime sempre più difficili da reperire: è il risultato della crisi energetica che si sta affacciando sul mondo, soprattutto in territorio europeo. Gli aumenti del prezzo dell’energia sono dovuti alla particolare condizione in cui si trova l’Europa ormai da alcune settimane: le riserve di gas naturale sono ai loro minimi storici dal 2013, in una fase in cui i consumi stanno aumentando esponenzialmente sia per l’arrivo della stagione invernale sia per la ripresa della produzione industriale, dopo i periodi più difficili della pandemia da Covid-19.
Ieri però sull’argomento, dal momento che la Russia è la principale produttrice di gas dei paesi europei, è intervenuto il presidente russo Vladimir Putin. Il leader del Cremlino ha puntato il dito contro l’Europa per l’attuale crisi energetica che sta affrontando il vecchio continente, spiegando che “questo deficit è una somma di diversi fattori, comprese azioni affrettate, che ha portato a uno squilibrio dei mercati energetici europei”. Il presidente ha sottolineato che la Russia “è un fornitore di gas affidabile per l’Asia e per l’Europa e rispetta in pieno gli impegni presi. Gazprom – ha aggiunto – non ha mai rifiutato di aumentare le forniture di gas all’Europa, se richiesto”.
Putin ha quindi respinto le accuse mosse da alcuni osservatori e funzionari europei secondo cui la Russia non avrebbe aumentato in modo significativo le forniture; dopo queste dichiarazioni del presidente e dopo aver affermato che la Russia aumenterà le forniture di gas all’Europa, il prezzo del gas naturale è sceso ieri pomeriggio, rassicurando parzialmente gli operatori internazionali.