Non è ancora stato individuato il camionista che ha ucciso ieri il campione ciclista Davide Rebellin, travolto da un Tir pirata, mentre si allenava in bicicletta nei pressi di casa, vicino allo svincolo autostradale di Montebello Vicentino, in provincia di Vicenza. Finora non c’è traccia dell’uomo ed è molto improbabile che non si sia accorto dell’incidente.
Serve più responsabilità
Il ministro per lo Sport e i giovani Andrea Abodi ha sottolineato l’importanza della responsabilità sulla strada. Secondo l’Associazione sostenitori Polstrada (Asaps) sono 105 i ciclisti deceduti in Italia sulle strade nei primi otto mesi del 2022 e gli incidenti stradali sono aumentati del 20% nel 2021, afferma l’Istat. “Non possiamo far finta di niente, ma dobbiamo ripristinare dei presidi educativi. Dobbiamo fare il modo che chi toglie una vita si assuma sempre la sua responsabilità”, interviene il ministro a margine della cerimonia di premiazione dei progetti innovativi promossa dall’Angi a Roma, ricordando Davide Rebellin.
La carriera
L’ex campione aveva 51 anni. Aveva salutato la sua carriera da professionista il 16 ottobre scorso, in occasione della Veneto Classic. Tante le vittorie nella sua vita: aveva vinto l’Amstel Gold Race, tre edizioni di Freccia Vallone, una Liegi-Bastogne-Liegi e una tappa del Giro D’Italia. Rebellin aveva conquistato l’argento ai Giochi Olimpici di Pechino del 2008, medaglia che gli venne tolta l’anno successivo per l’accusa di doping dal Cera. Sette anni dopo fu assolto dal Tribunale di Padova da ogni accusa.