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HomeEconomia Aumenta la diseguaglianza: duemila paperoni più ricchi del 60% del resto del mondo

Aumenta la diseguaglianza
duemila paperoni più ricchi
del 60% del resto del mondo

L'Oxfam: "Situazione critica in Italia"

giovani e donne sempre più poveri

di Serena Console20 Gennaio 2020
20 Gennaio 2020
Foto Pixabay

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2.153 “paperoni” mondiali sono più ricchi di 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione mondiale. E “la quota di ricchezza della metà più povera dell’umanità, circa 3,8 miliardi di persone, non sfiora nemmeno l’1%”. È l’allarme sulla diseguaglianza globale del 2019 che l’Oxfam lancia alla vigilia del World Economic Forum a Davos, pubblicando il report “Davos 2020, la terra delle diseguaglianze“.

Ma il quadro delle diseguaglianze di ricchezza e reddito nel mondo non è cambiato di molto da un anno all’altro, anzi è peggiorato soprattutto per i giovani e le donne. Il global gender gap mostra una situazione critica ed evidenzia come le donne del mondo (circa il 42%) sottraggano tempo lavorativo per la cura della famiglia e della casa: gli uomini, nel 2018, possedevano “il 50% di ricchezza in più rispetto a quella posseduta dalle donne”.

Senza dimenticare che, come nota l’Oxfam, tutte le donne del continente africano hanno più o meno la ricchezza dei ventidue uomini più ricchi del mondo. Ma la situazione non migliora per le italiane che sono sempre più povere in fatto di retribuzione e pensioni: nel 2018, soltanto l’11,1% delle donne non ha mai lavorato per prendersi cura dei figli, mentre il 57% delle madri tra i 25 e i 54 anni di età ha lavorato, contro il 72,1% delle donne nella stessa fascia di età senza figli.

Ma nel Belpaese le diseguaglianze economiche persistono dalla crisi economica del 2007. A metà 2019 la ricchezza in possesso dell’1% più ricco superava la quota complessiva detenuta dal 70% degli italiani più poveri sotto il profilo patrimoniale. Ma nell’ultimo ventennio il patrimonio dei più facoltosi d’Italia è salito del 7,6%, mentre quello del 50% dei più poveri si è ridotto del 36,6%. Una redistribuzione al contrario che, come confermano i trend di questi ultimi anni, sono sempre meno i fortunati che ricoprono le posizioni di benessere economico.

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