È atteso nella serata di oggi il giudizio dell’agenzia di rating Moody’s sulla solidità dei conti pubblici italiani. Già nell’ottobre scorso, quando la trattativa tra Italia e Unione europea sulla manovra economica per il 2019 era nella fase iniziale, la società newyorkese aveva declassato il rating del nostro paese, portandolo un solo gradino sopra alla soglia oltre la quale i titoli di Stato diventano spazzatura (Baa3).
Moody’s, la più severa con l’Italia tra le agenzie di rating, aveva espresso un giudizio di stabilità sulle prospettive future, ma potrebbe non essere un indicatore decisivo per cercare di anticipare la decisione che ufficializzerà in serata. A incidere sul giudizio potrebbe essere la situazione stagnante dell’economia italiana, che secondo le stime dell’Istat e dell’Ocse è addirittura in recessione.
Con un Pil negativo per tutto il prossimo anno, la situazione dei conti pubblici diverrebbe sempre più difficile da tenere sotto controllo e il rapporto deficit/Pil ne risentirebbe sensibilmente, facendo impennare lo spread tra titoli di Stato italiani e tedeschi.
Sarebbe fondamentale per l’Italia mantenersi un gradino sopra al livello speculativo, perché, in caso di scivolamento tra i titoli spazzatura, molti fondi d’investimento sarebbero portati a vendere i nostri titoli di Stato, rendendo più complicata la vita al ministero dell’Economia e delle Finanze. In particolare, è il caso dei fondi pensione, che puntano alla stabilità degli investimenti più che ai maxi-guadagni in poco tempo.
Standard & Poor’s e Fitch, le altre due principali agenzie di rating, ci danno ancora un doppio cuscinetto sopra il livello speculativo. Intanto questa mattina Piazza Affari ha aperto con il segno positivo (+0,31%): i mercati per ora non sembrano quindi soffrire il nervosismo dell’attesa. Lo spread tra il Btp a dieci anni e il Bund tedesco sta risalendo invece verso quota 245 punti base, con il rendimento del bond decennale italiano al 2,518 per cento.