Un kamikaze ha fatto esplodere camion della spazzatura contro un checkpoint della polizia nella città di al-Arish, capoluogo del Sinai del nord. Sarebbero crollati tre piani dell’edificio adiacente e morte almeno 9 persone, almeno secondo quanto si apprende dal Jerusalem Post Online che riprende fonti mediche e della sicurezza locali. All’attentato sarebbero seguite una serie di esplosioni minori provocate dal lancio di granate contro i soldati da parte di militanti del luogo. Secondo una prima ricostruzione dell’agenzia stampa Ap, fra i feriti si contano sette poliziotti e tre civili.
Tuttavia, l’attacco non sarebbe ancora stato rivendicato, nonostante la zona sia stata più volte presa di mira da gruppi della jihad. Dal 2013, dopo che il presidente Mohamed Morsi è stato destituito dall’esercito guidato da Abdel Fatah al Sisi, l’Egitto ha infatti dovuto fronteggiare un continuo aumento degli attentati terroristici, specie nel nord del Sinai. Qui gli insorti islamici hanno colpito soprattutto la polizia e le forze di sicurezza. E dal 2014 i militanti del Sinai si sono alleati con lo Stato Islamico. Un terreno caldo in cui la tensione fra autorità e terroristi aumenta sempre di più.
Intanto, il premier israeliano Benyamin Netanyahu fa sapere che il palestinese alla guida del camion che l’8 gennaio ha travolto e ucciso quattro soldati a Gerusalemme era un sostenitore dell’Isis. L’autista – poi identificato come il ventottenne Fadi Qunbar – ha cercato di colpire più persone possibili nella passeggiata Armon Hanatziv (zona ebraica a sud di Gerusalemme est) anche agendo in retromarcia, finché non è stato ucciso. Hamas ha definito le azioni dell’affiliato come “eroiche”, rivendicando così l’attento. La condanna di Israele per l’odio palestinese è netta: gli affiliati allo Stato Islamico vanno in carcere senza processo.