Continua a fare passi avanti l’inchiesta aperta dall’Fbi sulle bombe esplose ieri a Boston, durante l’annuale Maratona. L’attenzione degli inquirenti è adesso tutta concentrata sui resti dei due ordigni, che possono rivelarsi ricchi di indizi. Tre le piste ritenute valide: qaedisti, estemisti di destra o singolo attentatore.
Le indagini e i sospettati. Le bombe sono state costruite utilizzando polvere nera, chiodi e biglie. Per l’attivazione si ritiene molto probabile l’utilizzo di un radiocomando, che ha permesso al bombarolo di scegliere il momento migliore per colpire. Uno dei due ordigni si trovava all’interno di una sacca nera: una pentola a pressione i cui frammenti possono essere determinanti per le indagini. Su uno di essi infatti è ancora impresso il numero di serie. Dentro il borsone sono state inoltre trovate delle biglie incollate insieme, che per fortuna non sono state investite dall’onda d’urto dell’esplosione.
Il governatore del Massachusetts, Deval Patrick, ha poi smentito che esistano degli ordigni inesplosi: «Le bombe erano due – ha detto – e sarà fatta giustizia. Le indagini saranno lunghe e complesse, e la scena del crimine, che comprende 12 isolati, sarà chiusa per diverso tempo, almeno un paio di giorni».
Un attacco spettacolare, che ha scelto come bersaglio uno dei maggiori eventi pubblici statunitensi, immortalato da telecamere e macchine fotografiche. Elementi questi che si ricollegano al modus operandi tipico di al-Qaeda e ampiamente condiviso dai settori più violenti dell’ultradestra americana, che già in passato hanno dimostrato di poter colpire e uccidere in questo modo numerose persone. Ma nelle ultime ore ha preso corpo anche la terza ipotesi: quella dell’individuo solitario, spinto dal movente politico.
Perquisizioni e interrogatori. Ma Janet Napolitano, segretario alla Sicurezza interna, ha escluso la pista terroristica islamica, raccontando alla Cnn che nessun indizio consente al momento «un collegamento straniero o di una reazione di al-Qaeda». Le indagini vanno comunque avanti e nelle ultime ore gli investigatori hanno perquisito un appartamento a Ravere, distante10 chilometri da Boston. Abbottonatissima la polizia che ha dichiarato: «Non c’è stato nessun arresto ma non possiamo confermare né smentire la presenza di persone fermate». Interrogato poi un giovane saudita, presente tra la folla in compagnia di altre persone al momento delle esplosioni. Uno dei portavoce dell’Fbi, John Miller, ha dichiarato che «mentre tutti erano sotto choc, tre detective della polizia lo hanno notato muoversi rapidamente fuori dalla folla». Per i media americani il ragazzo è proprio uno degli inquilini dell’appartamento perquisito a Ravere.
La polizia ha poi chiesto che i testimoni dell’attentato si facciano vivi condividendo filmati e fotografie: «Molte persone, magari inconsapevolmente, potrebbero essere stati testimoni oculari di quello che stava accadendo attorno ai propri amici o parenti ripresi con gli iPhone e tutte queste informazioni potrebbero sicuramente esserci d’aiuto» hanno fatto sapere gli inquirenti.
I sindacati delle forze di sicurezza cittadina di Boston, infine, hanno annunciato un’offerta di 50mila dollari (circa 38mila euro) a chi offrirà informazioni utili all’arresto dei colpevoli.
Fabio Grazzini