ROMA – Il giorno dopo gli attacchi hacker del 5 febbraio, si è riunito un vertice d’urgenza a Palazzo Chigi per un primo bilancio dei danni provocati e per mettere in campo le adeguate contromisure. All’incontro presenti il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Alfredo Mantovano, il direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza Roberto Baldoni e la direttrice del Dipartimento informazioni e sicurezza Elisabetta Belloni. Nel corso delle prime attività ricognitive, unitamente al lavoro della Polizia Postale, una nota di Palazzo Chigi riporta che non sono emerse evidenze che riconducano all’aggressione da parte di un soggetto statale ostile. Viene anche confermato nel corso della riunione che non sono state colpite Istituzioni o aziende che operano nei settori per la sicurezza nazionale.
Attacchi in tutto il mondo
L’allarme è scattato in tutto il mondo. Il massiccio attacco scatenato dagli hacker ha compromesso numerosi sistemi informatici. Il Computer security incident response team Italia, organismo cui spetta il monitoraggio di attacchi e incidenti informatici, ha scoperto che gli hacker sono entrati in azione attraverso un “ransomware già in circolazione”. Compromessi numerosi sistemi informatici, la rete Tim è andata in down sin dalle prime ore della mattina e internet non è stato disponibile per ore. È stato rilevato un problema di interconnessione al flusso dati sulla rete internazionale, tuttavia il disguido è stato risolto nell’arco della stessa giornata.
“Al mondo è interessato qualche migliaio di aziende, ma nulla di nuovo”
Stefano Zenero, professore associato di computer security al Politecnico di Milano, ha notevolmente ridimensionato la portata dell’attacco, sottolineando la vulnerabilità di tutte le aziende interessate, le quali utilizzavano sistemi non aggiornati ed esposti. “Si tratta di uno scenario ricorrente. Nel 2022, nei soli Stati Uniti, sono stati denunciati 3.500 ransomware, circa 10 al giorno”. Zenero stima che siano state coinvolte nell’attacco circa trenta aziende italiane, in percentuale un numero irrisorio rispetto alle imprese attive nel nostro Paese.