Un tampone salivare per determinare se un’atleta è biologicamente donna. La decisione della Federazione internazionale di atletica leggera fa discutere. Ad annunciarlo il numero uno di World Athletics Sebastian Coe: “Lo facciamo per tutelare le donne e l’integrità delle gare femminili”. Questa la sua risposta ai dubbi etici e morali sollevati sulla questione.
Test per stabilire il sesso delle atlete, come funziona
Gli esami verranno effettuati una volta sola nella vita delle atlete e servono a cercare il gene Sry presente nel cromosoma Y (quello che determina il sesso maschile). Le sportive dovranno sottoporsi a un tampone salivare prima e un’analisi del sangue secco (Dried blood spot) poi. Un test che consiste nel prelievo di gocce di sangue capillare provenienti dalla puntura di un dito della mano. Non è ancora stata resa nota la data in cui questa misura verrà introdotta, ma dovrebbe entrare in vigore per i campionati del mondo del prossimo settembre a Tokyo.
Nessuna deroga per gli atleti nati maschi
Non potranno esserci deroghe per gli atleti nati maschi, neppure per chi presenta genitali esterni femminili. Resa totalmente impossibile la presenza in gare femminili per atlete transessuali. Netta la posizione dell’atletica in una materia così delicata. Al tempo stesso però, World Athletics ha voluto ribadire la propria apertura a manifestazioni di natura varia. Alcune maratone per esempio prevedono già oggi classifiche dedicate ad atleti non binari.
Una questione già affrontata in precedenza
Nei primi anni 2000, l’atletica si era già trovata ad affrontare la tematica, con il caso della ottocentista sudafricana Caster Semenya. Nel 2011 è stato introdotto un nuovo tipo di test del sesso, e il limite del testosterone era pari a 10 nanomoli per litro di sangue. Limite che nel 2018 è stato ulteriormente modificato e abbassato fino a 5 nanomoli per litro di sangue.