Il mercato finanziario è il terreno di scontro tra governo e Atlantia, la holding della famiglia Benetton al quale fa capo Autostrade per l’Italia. Piazza Affari questa mattina ha aperto con il titolo di Atlantia a -5,5%, per poi riprendersi in tarda mattinata. Il titolo ha poi ridotto le perdite a – 0,3%.
A pesare sono i contrasti sulla vicenda della concessione ad Autostrade per l’Italia. L’azienda nei giorni scorsi aveva annunciato di volere sospendere il piano di investimenti concordato con il governo. Uno strappo che sarebbe legato alla mancata risposta da parte dell’esecutivo al progetto presentato dalla società per scongiurare una possibile revoca della concessione.
L’esecutivo è infatti sempre più intenzionato a sospendere i 14,5 miliardi di investimenti promessi dalla controllata Autostrade per l’Italia finché non arrivano le garanzie statali sugli 1,25 miliardi di prestiti richiesti. Ma la società respinge le accuse e si difende: abbiamo bisogno di risposte.
E proprio all’interno della maggioranza restano ancora lontane le posizioni dei due alleati di governo, con il Movimento 5 Stelle che continua a spingere per una revoca della concessione e il Pd aperto invece a raggiungere un accordo con la società.
Anche per questo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte starebbe esplorando una terza via, cercando nuovi soci privati per Aspi in modo da lasciare la famiglia Benetton eventualmente come azionisti di minoranza.
Una decisione sul punto però ancora non c’è. Sulla concessione ad Autostrade, ha detto il ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Giuseppe Provenzano “il dossier del ministro De Micheli è stato rimesso al governo nella sua collegialità perché è una decisione così importante che c’è bisogno di una assunzione di responsabilità da parte di tutti: al momento tutte le scelte sono in campo”.
Quella della sospensione degli investimenti è una mossa letta da molti osservatori come una sorta di “ricatto” all’esecutivo. “Il blocco degli investimenti da parte di Autostrade per l’Italia non è un ricatto, ma la mossa di assoluta necessità di una società quotata per uscire dall’incubo in cui è stata messa. E l’incertezza che il governo ha imposto a tutto il comparto autostradale fa male al settore nel suo complesso”, ha affermato, in un’intervista a la Repubblica, Fabrizio Palenzona, residente dell’Aiscat, l’associazione dei concessionari autostradali.
Sullo sfondo le responsabilità dell’incidente del Ponte Morandi di Genova che, con le sue 43 vittime, divide la maggioranza. All’indomani del comunicato di Atlantia, che denuncia i “gravi danni” determinati dal contesto di “incertezza” per la mancata decisione sulla revoca della concessione e la “grave tensione finanziaria” per i downgrade decisi dopo il Milleproroghe, la prima bordata arriva dai Cinque stelle. L’attacco è arrivato dal pentastellato Alessandro di Battista: “L’unico modo per farli smettere di fare i prepotenti è revocare la concessione”. Ma il partito guidato da Vito Crimi non è l’unico ad attaccare il gruppo della famiglia Benetton.
Anche il Pd invita la società a cambiare registro, mentre Stefano Fassina, deputato LeU, sottolineando come la gestione privata delle autostrade determini scarsi investimenti e aumenti delle tariffe, ha posto una domanda retorica a chi dovrebbe riflettere sulla gestione del settore: “Perché i contribuenti italiani dovrebbero continuare a indebitarsi, per aiutare l’aristocrazia economica e finanziaria come gli Agnelli, Elkann e le altre famiglie miliardarie residenti in comodi parità si fiscali? Il ricatto di Atlantia sugli investimenti è irricevibile”.
Il governatore della Regione Liguria, Giovanni Toti, è perentorio e su Facebook interviene sul tema dell’annunciata revoca della concessione ad Aspi dopo il crollo del ponte Morandi. “Se si vuole gestire un bene degli italiani come le autostrade serve serietà. In settimana convocherò tutti i concessionari ed esigo un piano serio di lavoro che non affossi la Liguria”, mentre sollecita il governo a una ferma decisione. Ma l’esecutivo dimostra una mancanza di coesione. Il Sottosegretario alle Infrastrutture, Salvatore Margiotta, in un’intervista al Corriere della Sera, ha affermato: “Entro un paio di mesi tutti i nodi politici vanno sciolti. Il Paese ha bisogno di certezze e risposte chiare per ripartire”.