Maurizio Belpietro è stato assolto. Il Tribunale di Milano ha respinto le accuse nei confronti del direttore del quotidiano la Verità, secondo cui avrebbe offeso la religione islamica, disprezzando i fedeli di Maometto con finalità di odio razziale. “Il fatto non sussiste”. Questa la formula usata nella sentenza pronunciata questa mattina dal giudice Anna Calabi.
Le accuse. Il processo nei confronti di Belpietro è nato in seguito alle querele depositate in Procura a Milano da una decina di cittadini di religione musulmana. Il Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano e Monza (Caim), costituitosi parte civile, chiedeva un risarcimento di 350mila euro e una provvisionale da 100mila. Secondo il pubblico ministero Piero Basilone, “il titolo ‘Bastardi islamici’ è un insulto generalizzato a un miliardo e mezzo di fedeli islamici, molti dei quali vittime di attentati terroristici”. Per questo aveva chiesto la condanna di Belpietro al pagamento di una multa da 8.300 euro. Secondo l’accusa, il giornalista era “perfettamente consapevole di offendere” con una “espressione che ha generato grande frustrazione nella comunità musulmana”.
Un titolo forte. Sabato 14 novembre 2015 il quotidiano Libero, allora diretto da Belpietro, si presentava nelle edicole con una prima pagina in cui troneggiava il titolo ‘Bastardi islamici’, dopo gli attentati terroristici di Parigi del venerdì sera. L’articolo era una risposta agli attentati simultanei portati a termine nella capitale francese, fra cui quelli dello Stade de France e del teatro Bataclan, in cui morirono oltre 130 persone e più di 360 rimasero feriti. Secondo Belpietro le polemiche erano “strumentali perché si cerca di far sparire il fatto che c’è qualcuno che ammazza in nome dell’Islam”. L’intenzione “era semplicemente di sostenere che i bastardi sono quelli che hanno assassinato quelle persone” ha spiegato in aula.
La difesa. “Quando abbiamo fatto il titolo ‘Bastardi islamici’ per noi era scontato che ci si riferisse ai terroristi”. Si è difeso così Belpietro, assistito dal legale Valentina Ramella. La parola ‘islamici’ “era un aggettivo relazionale del sostantivo ‘bastardi’ e serviva a definire la matrice islamica degli attentati. Sarebbe stato diverso – spiega sempre il giornalista – scrivere ‘bastardi musulmani’. La lingua italiana è chiara, basta andare su google e digitare ‘islamico’ e si può leggere che è un aggettivo”.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 15 giorni. “Immagino che il giudice abbia ritenuto che ciò che ho spiegato in aula è assolutamente fondato” spiega Belpietro. “Non c’era alcuna intenzione di offendere e di sostenere che tutti gli islamici sono bastardi”.