Sono 42 gli indagati per una vicenda di assenteismo in Sicilia, tutti dipendenti dell’assessorato regionale alla Salute di Palermo, composto da 200 persone.
I militari delle Fiamme gialle hanno posto agli arresti domiciliari undici dipendenti. Altri venti sono stati denunciati in stato di libertà, mentre a ulteriori undici è stato notificato l’obbligo di firma.
Dopo varie indagini, iniziate già nel 2016, per la Procura di Palermo è “emersa una consolidata prassi di assenteismo ingiustificato con presenze fittizie debitamente e furbescamente certificate”.
Secondo l’accusa, i lavoratori riuscivano ad attestare false presenze collaborando strettamente tra loro, scambiandosi i badge e utilizzando impropriamente i computer aziendali, risultando così in servizio pur senza essere fisicamente presenti sul posto di lavoro. Almeno un dipendente su cinque ricorreva a questo inganno, e molti di essi si presentavano in ufficio anche con ore di ritardo, dopo aver svolto faccende private.
La Guardia di Finanza è riuscita a ricostruire i fatti facendo ricorso a microspie, pedinamenti in borghese e riscontri sul territorio, rilevando 400 ore attestate ma in realtà mai svolte.
“L’assessorato della Salute si costituirà parte civile nel procedimento e se dovessero ricorrere i presupposti avvierà le procedure di licenziamento per i dipendenti infedeli”, così ha commentato Ruggero Razza, assessore alla Regione Siciliana, che si dice “sicuro che i magistrati andranno in fondo per scoperchiare del tutto questa vergogna”.
Gli indagati sono accusati di truffa aggravata, accesso abusivo al sistema informatico e false attestazioni e certificazioni. Prosegue dunque la prassi dell’assenteismo in Italia: lo scorso settembre un fatto analogo si verificò a Massa Carrara portando a ventisei arresti.