Il futuro di Mark Meadows è nelle mani della Camera che, probabilmente martedì, deciderà se deferire alla magistratura federale l’ex capo di gabinetto di Donald Trump. Lunedì sera la Commissione d’inchiesta ha votato all’unanimità la sua incriminazione per oltraggio al Congresso. Il tutto dopo che Meadows si è rifiutato di testimoniare sulle indagini della stessa commissione per l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio scorso.
Bennie Thompson, il presidente del team bipartitico d’inchiesta, aprendo i lavori della seduta ha raccomandato il deferimento dell’ex capo di gabinetto al dipartimento di Giustizia: “Meadows inizialmente ha fatto la cosa giusta: cooperare. Ha consegnato 9mila documenti. Quando però i documenti consegnati hanno avviato legittime domande, si è rifiutato di rispondere”.
La vice presidente della Commissione d’inchiesta Liz Cheney, voleva che l’ex capo di gabinetto testimoniasse sulle dozzine di messaggi che gli erano stati inviati durante l’attacco al Campidoglio, incluso quello del figlio del Tycoon che diceva a suo padre di convincere i suoi sostenitori ad andare a casa: “Le cose di sono spinte troppo oltre, sono sfuggite di mano”, questo il messaggio di Donald Jr.. Ma anche quelli ricevuti da Sean Hannity e Laura Ingraham, volti noti di Fox, che chiedevano a Meadows di contattare l’allora presidente per convincerlo a parlare alla nazione. “Puoi chiedergli di lasciare una dichiarazione in cui chiede di lasciare il Congresso”, ha chiesto Hannity. “Tutto questo sta distruggendo la sua eredità e tutti noi”, ha invece scritto Ingraham.
Intanto il dipartimento di Giustizia, su richiesta della Camera, ha già incriminato l’ex capo stratega di Trump, Steve Bannon. La Camera sta anche valutando un’azione simile contro l’ex funzionario del dipartimento di Giustizia Jeffrey Clark.