Ad Aleppo, oltre alle macerie, non è rimasto più nulla da conquistare. Una moderna Stalingrado dove il peso degli interessi politici ed economici, di grandi potenze e gruppi jihadisti, schiaccia impietosamente ciò che resta della popolazione civile.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon si è detto allarmato per le recenti atrocità contro i civili, ma gli innumerevoli sforzi diplomatici non hanno fino portato ad alcun risultato concreto: troppe le forze in campo per far dipendere una tregua solamente da Usa e Russia. La diplomazia mondiale sembra aver esaurito tutte le sue cartucce, e viva con una certa rassegnazione l’evolversi degli eventi. Sul campo, alla confusione delle forze coinvolte, si aggiunge anche un certo caos dal punto di vista militare e strategico.
Secondo quanto comunicato dal ministero della difesa russo, ad Aleppo le forze del regime hanno conquistato il 98% della città, confinando i miliziani ostili in una porzione di circa tre chilometri quadrati. Lo stesso ministero comunica che nelle ultime 24 ore sono stati evacuati quasi 8mila civili, tra i quali ci sono 4mila bambini, da quartieri sotto il controllo delle milizie. Dati difficili da verificare, che si incrociano con quanto reso noto, nel corso della mattina, da fonti dell’Onu a Ginevra: le forze leali al Presidente siriano Bashar al-Assad avrebbero ucciso 82 civili nella zona est della città, tra cui donne e bambini, mostrando “totale mancanza di umanità”. Dal proprio profilo Twitter la “difesa civile siriana”, organizzazione nota con il nome di “caschi bianchi”, comunica al mondo un quadro drammatico della situazione. In un tweet si legge: “Non esiste un numero totale di vittime oggi nella Aleppo assediata, tutte le strade e gli edifici distrutti sono pieni di cadaveri. È un inferno”.
Ed ancora: “Sentiamo bambini piangere, sentiamo richieste di aiuto, ma non possiamo fare nulla. Siamo continuamente sotto i bombardamenti”.
Situazione convulsa anche nel cuore geografico della Siria, a Palmira, dove domenica scorsa l’Isis ha ripreso il controllo della città, nove mesi dopo la riconquista da parte delle forze governative.