A volte tornano. L’ennesimo scandalo che in queste ore sta investendo la Regione Lombardia, con l’arresto dell’assessore alla casa Domenico Zambetti e la Giunta Formigoni sull’orlo del precipizio (mai come ora l’ipotesi dimissioni è vicina) porta con sé, tra le pieghe dell’inchiesta, retroscena singolari; tra questi, una delle tipiche storie italiane di fronte le quali il lettore s’illude si possa trattare di omonimia; invece no: sono sempre i “soliti noti”.
Una famiglia in cerca di protagonismo. Ricordate Luigi Crespi? L’ideatore del leggendario “contratto con gli italiani” con cui Berlusconi si presentò agli elettori nel 2001 e, attualmente, nello staff che si occupa della comunicazione di Gianni Alemanno? Proprio lui, lo stesso Crespi arrestato nel 2005 dopo il crac finanziario della sua società di sondaggi,la HDC. Ebbene, ora pare abbia fatto proseliti e, se qualcuno si domandasse chi sia quell’Ambrogio Crespi arrestato ieri a Milano con l’accusa di aver rastrellato voti nel capoluogo lombardo per conto della ‘Ndrangheta, la risposta è la più facile: il fratello.
Una saga, quella dei “Crespi Brothers”, che sembra uscita da un film; una storia fatta di collusioni col potere e frequentazioni non proprio raccomandabili che ha permesso a Luigi, prima, e ad Ambrogio, poi, di rimanere a galla in questi anni riciclandosi ogni volta.
L’inchiesta lombarda. Secondo gli inquirenti, Crespi junior nel 2010 avrebbe “acquistato” 2500 voti elettorali per conto di Zambetti,; circostanza che si sarebbe potuta ripetere l’anno successivo per le comunali milanesi, quando gli era stato chiesto di aiutare Sara Giudice, la candidata di Futuro e Libertà, conosciuta come l’anti-Minetti; in quell’occasione, però, Crespi si rifiutò lamentando il mancato pagamento per il “servizio” dell’anno precedente.
Ma Ambrogio Crespi è molto di più di un semplice intermediario; dopo il fallimento dell’HDC ha fondato con il fratellone il sito di sondaggi Clandestinoweb, mettendo la lunga carriera di sondaggista al servizio della politica: daLa Destra di Storace a Mara Carfagna, da Gianfranco Miccichè a Ombretta Colli. Per questo non è detto che l’inchiesta si possa in futuro allargare ad altre formazioni politiche.
Lui afferma di affrontare serenamente quello che reputa essere «un equivoco, un errore, una decisione affrettata»; anche Luigi lo difende: «Mio fratello Ambrogio è un pirla, ma non ha mai fatto accordi con la ‘Ndrangheta». Ipotesi plausibile, se non ci fossero quelle frequentazioni con i boss calabresi Gugliotta e D’Agostino, con esponenti di camorra e cosa nostra, addirittura col boss della Comasina Renato Vallanzasca; amicizie discutibili che remano decisamente a suo sfavore.
Marcello Gelardini