La delibera della Capitale pone delle restrizioni precise che ai buskers non piacciono
Nonostante il lutto cittadino per la tragedia di Brindisi, gli artisti di strada di Roma hanno portato in piazza, il 20 maggio, la protesta contro la delibera che vuole limitare il numero degli artisti per compagnia, impedire di amplificare gli strumenti a corda e fiato e imporre orari restrittivi e un registro.
Non è una proprio una novità. Una legge che prevedeva la registrazione presso un apposito albo è già una realtà nel nostro paese, come descritto dall’articolo121 del T.U.L.P.S. (approvato con R.D. 18 giugno 1931 n. 773).
Perfino a New York n è nato il progetto MTA – Arts for Transit. Partito con l’obiettivo di incentivare l’uso dei mezzi pubblici, garantendo performance di ottima qualità, gli oltre 100 artisti e gruppi che ogni giorno offrono spettacoli nelle metropolitane, sono selezionati grazie a delle audizioni tra migliaia di aspiranti molto selettive e hanno l’occasione di tenere più di 150 “concerti” a settimana, nelle 25 sedi sparse per tutto il sistema metropolitano. Un controllo serrato e non lasciato al caso.
Nella Capitale, la proposta ha scatenato invece una reazione radicale. E la protesta è scesa in piazza. Gli artisti di strada si sono incontrati pur facendo sventolare un lenzuolo con su scritto una frase per ricordare Brindisi. Dice Fiore, artista di Rebolle: «Orari limitati e divieto di amplificazione sono le restrizioni più rigide che privano l’artista della propria arte».
Leonardo Rossi