Ci vollero quasi trent’anni prima che qualcuno avesse il coraggio di girare un film su un tema così delicato come la figura di Hitler. Il 16 gennaio arriverà nelle sale americane Jojo Rabbit del regista e interprete neozelandese Taika Waititi, vincitore del premio del pubblico al Toronto Film Festival. Una commedia singolare dal chiaro obiettivo morale, in Italia dal 23 gennaio.
Il film è ambientato nella Germania nazista prossima alla sconfitta e racconta la storia di Jojo, interpretato da Roman Griffin Davis, un bambino talmente fedele al Führer da farlo diventare il suo amico immaginario. Il giovane protagonista scopre che la madre, nel film Scarlett Johansson, offre rifugio ad una ragazza ebrea e piano piano le sue convinzioni cominciano a indebolirsi.
Jojo inizia a interrogarsi sempre più frequentemente su cosa significa davvero essere nazisti. L’Hitler raccontato da Waititi costruisce la figura del dittatore in chiave macchiettistica: è soltanto la proiezione di un bambino.
Uno straordinario Charlie Chaplin nel film Il grande dittatore aprì la strada alla possibilità di raccontare Hitler in maniera comica. Il 2007 fu l’anno di Mein Führer, commedia grottesca sulla figura del dittatore, che ha creato strascichi polemici ancor prima della sua uscita nei cinema italiani, accusata di proiettare un’immagine distorta e ridicola di Adolf Hitler quasi da suscitare compassione. E poi ancora Lui è tornato nel 2015, sull’omonimo bestseller di Timur Vermes.
In un’intervista a Toronto, durante le giornate del festival, il regista Taika Waititi ha dichiarato: “Mi sembra oggi di rivivere gli anni Trenta, quando la gente mormorava per strada: ‘Hey, dopo la Prima Guerra Mondiale non commetteremo più gli stessi errori. Il mondo sarà un posto migliore’. Un’illusione. Sta succedendo di nuovo. L’ignoranza e l’arroganza sono un grosso difetto del genere umano. Azzerano la nostra memoria”.