Marcello De Vito si è avvalso della facoltà di non rispondere. Una decisione presa nel corso dell’interrogatorio di garanzia al carcere di Regina Coeli e riportata dal suo legale Angelo di Lorenzo; il suo difensore ha invitato il suo assistito, arrestato ieri nel corso dell’operazione “Congiunzione astrale”, a “chiedere un nuovo interrogatorio per fare chiarezza”. Gli inquirenti, oltre a De Vito, hanno interrogato anche Camillo Mezzacapo, l’avvocato dell’ormai ex presidente dell’assemblea capitolina.
Francesco Petrelli, il legale di Mezzacapo, ha riferito che durante l’interrogatorio il suo assistito ha dichiarato di “non aver percepito tangenti, ma solo compensi per attività professionali”. “Erano attività – ha aggiunto il difensore di De Vito al gip – nella pubblica amministrazione”. Lo stesso Petrelli ha poi annunciato che presenterà ricorso al Tribunale del Riesame. Ha inoltre spiegato che Mezzacapo “ha risposto alle domande e ha chiarito ogni aspetto”.
Il giudice ha riportato nell’ordinanza di custodia cautelare che “dall’analisi contestuale di entrambi i procedimenti emerge il grave fenomeno corruttivo che si è realizzato ai vertici di Roma Capitale”. Nella vicenda sono coinvolte le aziende di Luca Parnasi, dei fratelli Toti e di Giuseppe Statuto.
Le accuse rivolte a De Vito e Mezzacapo sono quelle di corruzione, con l’aggravante dell’aver accettato una serie di versamenti per finanziamenti illeciti. Numeri che emergono dall’analisi dei flussi finanziari sulle aziende dalle quali il legale di De Vito riceveva “consulenze tangenti”. Le cifre sarebbero state poi girate sul conto della Mdl srl, luogo in cui erano custoditi i profitti illeciti del suo assistito. Ora in Campidoglio si studiano le modalità per sostituire De Vito; si parla della giovane Annalisa Bernabei, attualmente segretario d’Aula.