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Venezia, 35 arresti all’ombra del Mose, c’è anche il sindaco Orsoni

di Anna Bigano04 Giugno 2014
04 Giugno 2014

Orsoni-Venezia-MoseOndata di arresti bipartisan a Venezia, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla procura della città lagunare sulle presunte tangenti negli appalti per il Mose. Il provvedimento ha coinvolto, fra gli altri, il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, centrosinistra, l’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso (Forza Italia), il consigliere regionale Pd Giampiero Marchese, gli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo e il generale in pensione Emilio Spaziante. La procura ha avanzato una richiesta di arresto anche per l’onorevole Giancarlo Galan, presidente della Regione Veneto dal 2005 al 2010 e fedelissimo di Silvio Berlusconi. Per lui serve però il via libera della Camera.

Indagini in corso. Dopo gli scandali sugli appalti milanesi dell’Expo, i 35 arresti e gli altri 100 indagati sembrano profilare una nuova Tangentopoli veneta. Cambia la città, cambiano i protagonisti, ma i meccanismi sono sempre quelli: corruzione, concussione, riciclaggio. Da tre anni la procura di Venezia sta indagando sull’impresa edile Mantovani di Piergiorgio Baita, definito “l’asso pigliatutto” degli appalti in regione e già finito in manette per frode fiscale. Sotto la lente degli inquirenti c’è appunto il Mose, il sistema di paratoie mobili che dovrebbe difendere la laguna dall’acqua alta e che è costato finora quasi 5 miliardi di euro. Alla sua ombra, secondo i magistrati, proliferava un sistema di malaffare ormai congenito in Italia ogni volta che si parla di grandi opere.

Cacciari: «Stupito». «Uno sconquasso politico», ha commentato a caldo l’ex primo cittadino di Venezia Massimo Cacciari ai microfoni di SkyTg24. «Sono stupito – ha aggiunto poi in un’intervista su Radio Città Futura – perché ho sempre contestato le procedure assunte per dare il via ai lavori del Mose, ma non pensavo certo a provvedimenti della magistratura nei confronti dell’attuale sindaco. Durante i governi Prodi e Berlusconi avviai un processo di discussione e verifica ed in tanti passaggi ebbi modo di ripetere che le procedure assunte non permettevano alcun controllo da parte degli enti locali e che il Mose si poteva fare a condizioni più vantaggiose. L’ho ripetuto milioni di volte, ma senza essere ascoltato». «Esterrefatta dai risultati dell’inchiesta» anche la presidente della provincia di Venezia Francesca Zaccariotto, mentre il presidente dell’Anci e sindaco di Torino Piero Fassino ha espresso la sua piena fiducia nell’onestà e nella correttezza del collega.

Le reazioni dei 5 Stelle. La vicenda, intanto, è finita in prima pagina anche sul blog di Beppe Grillo, che titola “Larghe intese in manette”. E il post a firma di Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, rivendica l’estraneità dei grillini al sistema di tangenti: «Il MoVimento 5 Stelle si occupa del Mose da quando è nato, su quell’opera abbiamo sempre mostrato preoccupazioni in merito ad utilità e meccanismi d’appalti. Come per l’Expo e la Tav. Cos’altro devono fare questi partiti per non meritare più il voto dei cittadini italiani?». E in rete spuntano già i primi commenti sulla presunta “giustizia a orologeria”, che ha fatto scattare gli arresti proprio la settimana successiva al voto europeo, per non mettere a repentaglio – scrivono alcuni fra i lettori – il risultato elettorale del Pd.

Anna Bigano

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