E’ finito da poche ore dietro le sbarre Massimo Ciancimino. Stamattina le forze del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Ferrara, coadiuvate da quelle di Palermo, hanno condotto Ciancimino junior al carcere siciliano Pagliarelli. Il provvedimento di custodia cautelare è stato emesso dal gip di Bologna, Bruno Perla: l’accusa è associazione per delinquere ed evasione fiscale, ma i pm bolognesi gli contestano anche l’aggravante di aver favorito gli affari di Cosa Nostra. L’indagine riguarda una maxi evasione fiscale nell’ambito dell’acciaio per un danno all’erario di circa 30 milioni di euro.
L’ACCUSA – Ciancimino, figlio di Vito, l’ex sindaco mafioso del capoluogo siciliano, era imputato nel processo per la trattativa Stato – Mafia, apertosi proprio due giorni fa a Palermo. Massimo Ciancimino era anche indagato dalla Procura di Ferrara per associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato e vari reati fiscali. L’inchiesta della Dda di Bologna e condotta dai pm Nicola Proto e Barbara Cavallo ha assorbito un procedimento della Procura di Ferrara relativo a vari episodi di evasione fiscale, che sarebbero stati commessi da Massimo Ciancimino nella sua attività di trader di acciai tra il 2007 e il 2009.
I PRECEDENTI – Secondo alcune fonti, l’accusa di evasione fiscale viene contesta a Ciancimino in concorso con il commercialista calabrese Girolamo Strangi. I due erano già finiti all’attenzione degli inquirenti nel2010 aVerona quando, nel corso di alcune intercettazioni, era emerso il sospetto su un’operazione di riciclaggio. In quel processo Ciancimino se la cavò, ma nell’aprile del 2011 venne arrestato a Parma con l’accusa di calunnia aggravata nei confronti dell’ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro.
REAZIONI POLITICHE – Dichiara di essere preoccupato Salvatore Borsellino, che dice: “Decidere per l’arresto per un reato del genere (ndr. reato fiscale) in un momento così critico, che è quello dell’inizio del processo per la trattativa tra Stato e mafia, in cui Massimo Ciancimino è testimone, è una cosa che mi lascia da pensare”.
Un arresto bizzarro lo definisce Maurizio Gasparri, proprio perché eseguito “mentre aspettiamo ancora che sia processato per possesso di candelotti di tritolo in casa”. E aggiunge: “Chi sia Massimo Ciancimino è noto. I giudici della procura di Caltanissetta lo hanno definito uno pseudo collaboratore e comunque più favorevole agli interessi di Cosa Nostra che a quelli dello Stato”. Il vicepresidente del Pdl al Senato non ha mancato di ricordare come in passato non siano mancati “magistrati e giornalisti che lo hanno elevato a icona antimafia contro ogni evidenza e buon senso”. Ma è adesso giunto il “tempo che su personaggi simili si cali definitivamente il sipario. E che, al processo sulla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia, la sua testimonianza sia valutata anche alla luce di quanto affermato dai magistrati di Caltanissetta e di Bologna”. “È tempo di andare fino in fondo – aggiunge ancora Gasparri – stabilire chi ha depistato, chi ha favorito la mafia, chi ha cancellato il carcere duro e perché”.
di Marina Bonifacio