Potrebbe avere un nome e un volto il carnefice che domenica ha ucciso sei persone in una moschea di Quebec City, Canada. Si chiama Alexandre Bissonette, franco-canadese di 27 anni. Secondo “Site”, portale specializzato in terrorismo jiahdista, il ragazzo apprezzava l’ultradestra xenofoba. Su Facebook sono stati trovati post su Trump, Marine Le Pen e sulle forze di difesa israeliane. Indizi che rendono improbabile un possibile legame con la jihad.
Venti minuti dopo l’attentato Bissonette ha chiamato il centralino: «Sono stato io, mi sono pentito di quello che ho fatto, mi tolgo la vita». In realtà il ragazzo ha dato indizi per farsi trovare. Era a 14 miglia dal luogo del massacro. E si è arreso dentro la macchina, che ha usato per fuggire. Dietro il sedile sono state trovate le armi dell’attacco: una pistola e una copia di un kalashnikov.
Diversa la posizione del secondo sospettato: Mohamed Khadir, indicato inizialmente come complice, è stato poi definito un semplice testimone. Secondo gli inquirenti Brissonette sarebbe quindi, un “lupo solitario”. Il ragazzo franco-canadese era mosso da sentimenti razzisti e antimusulmani. Sentimenti contrastanti per il Canada e il suo presidente Trudeau, che ha ribadito l’accoglienza e la tolleranza religiosa come “valori irrinunciabili”.