Buco nell’acqua per l’emendamento della maggioranza sull’estensione per tutto il prossimo anno della fornitura di armi all’Ucraina. O almeno fino al prossimo Consiglio dei ministri, previsto giovedì, nel quale il nodo sugli aiuti militari a Kiev potrebbe essere sciolto durante la seduta di esame al decreto Ischia.
È quanto si apprende da Palazzo Chigi, dopo la presentazione e il successivo ritiro ieri di un emendamento sull’invio di armi e mezzi militari presentato al decreto sulla partecipazione alle missioni Nato e sulle misure per il servizio sanitario in Calabria, a firma Lega e Fratelli d’Italia. Un vero e proprio “colpo di mano”, così come definito dall’Alleanza Verdi-Sinistra, seguito da mozioni contrarie dell’opposizione, Terzo Polo escluso, e in particolare dalla richiesta di ritiro da parte del Partito Democratico. Da qui il blocco e la rimozione definitiva dell’emendamento a margine delle commissioni Difesa e Sanità del Senato, dove il provvedimento era ieri all’esame.
Stando a quanto dichiarato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, “il governo non si è mai nascosto sull’invio di invio armi all’Ucraina”, aggiungendo che “prorogare una norma e l’emendamento era una scelta tecnica per rendere più semplice e veloce il deposito e garantire la conversione entro il 31 dicembre”. Eppure, per Giuseppe Conte (M5S), intervenuto oggi sul punto in dichiarazione di voto sulle mozioni sull’Ucraina, “il dl sull’invio di armi all’Ucraina non può essere una routine. Non è più rinviabile un nuovo quadro di intervento. Pretendiamo un passaggio nelle aule parlamentari perché sia garantito ai cittadini il diritto ad una informazione trasparente”.
Intanto, dopo le garanzie delle opposizioni di convertire un decreto entro il 31 dicembre, la possibilità di un provvedimento ad hoc sarebbe stata presa in considerazione dal ministro della Difesa, Guido Crosetto. Il passaggio in Parlamento potrebbe così verosimilmente arrivare già domani con un decreto in Consiglio dei Ministri sulla proroga delle armi a Kiev. La notizia sarebbe stata confermata dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine della ministeriale Nato di questa mattina a Bucarest.