Il presidente Xi Jinping continua a dichiarare guerra acerrima contro la corruzione degli alti quadri della società cinese. Il Paese è stato sconvolto da alcuni scandali riguardanti esponenti del mondo politico e militare (all’interno dei quali si tiene sotto osservazione lo “zar della sicurezza nazionale” Zhou Yongkang): la nuova presidenza ha condotto, in poco meno di un anno, all’arresto di 21 nomi di vertice.
Caso emblematico quello dell’ ex-generale Gu Junshan, al centro di uno scandalo di corruzione ormai in vita da diversi anni. Junshan viveva nei pressi della cittadina di Puyang, in una casa che tutti conoscevano come la “dimora del generale”: apparentemente sobrio, il portone ferrato della residenza in realtà nascondeva alle sue spalle un complesso di circa 20.200 metri quadrati, che tra statue, fontane, giardini e busti dorati di Mao Tse-Tung sarebbe del valore stimato di diversi milioni di dollari. Il generale era stato rimosso dal suo incarico circa 2 anni fa, ma l’accusa di corruzione è divenuta pubblica dall’agosto scorso, quando il colonnello Gong Fangbin rivelò esplicitamente il motivo della rimozione.
Altre appropriazioni indebite di fondi sono state rilevate nei vertici economici della società: l’imprenditrice Liu Yingxia, una delle 50 persone più ricche della Cina (con un patrimonio stimato attorno ai 500 milioni di euro), avrebbe ricevuto fondi illeciti in cambio di sostegno da alti gradi della politica cinese, in particolare da Zhou Yongkang, capo indiscusso della “sicurezza statale” del Paese. A quanto pare il giro maggiore vorrebbe finire per colpire proprio Zhou, ma il PCC avrebbe difficoltà ad incastrarlo.
Risulta evidente quanto Jinping consideri una questione di immagine la sua campagna, dal momento che la sua prima promessa era stata quella di combattere l’illegalità a qualsiasi livello. L’esercito viene considerata l’emergenza maggiore, soprattutto per l’alto ammontare di fondi che controlla. “Gli eserciti esistono per prepararsi a vincere le guerre – ha affermato Jinping – non per curare gli interessi personali dei suoi membri”.
Stelio Fergola