L’ambasciatore russo in Turchia, Andrey Karlov è crollato ieri pomeriggio sotto otto colpi di pistola esplosi alle sue spalle da un terrorista. L’attacco è avvenuto durante la presentazione di una mostra fotografica al museo di arte moderna di Ankara. Il diplomatico russo è morto in ospedale poche ore dopo, mentre il killer Mert Altintas, poliziotto turco 22 enne, è stato ucciso dalla polizia turca.
«Noi moriamo ad Aleppo, tu muori qui» ha gridato l’attentatore subito dopo aver seminato il panico nella sala causando altri tre feriti. Una rivendicazione a squarciagola, con la pistola in pugno e il braccio alzato al cielo, seguita da altre urla. L’area intorno alla Galleria d’arte Cagdas Sanat Merkezi è stata chiusa al traffico fino all’intervento risolutivo delle forze dell’ordine. Altintas, giacca cravatta, tesserino delle unità anti-sommossa turche in tasca, faceva parte del reparto di sicurezza del museo. Si era diplomato nel 2014 all’accademia di polizia Rustu Unsal di Smirne.
Immediata la telefonata del presidente turco Recep Tayyip Erdogan al suo omologo Vladimir Putin, mentre tocca al ministero degli esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu condannare «questo vile attacco terroristico. Non permetteremo che questo attacco oscuri l’amicizia tra Turchia e Russia». «Chiaramente una provocazione» che intende minare «il processo di pace in Siria promosso da Russia, Turchia, Iran e da altri paesi» ha commentato Putin, secondo quanto riposta l’Ansa, citando Russia Today. Le prime reazioni dal mondo giungono dal neo-presidente degli Stati Uniti Donald Trump che offre le condoglianze alla famiglia del diplomatico «assassinato da un terrorista radicale islamico». Ad esprimere le condoglianze e la condanna della Ue è l’Alto rappresentante per gli affari esteri Federica Mogherini. Esprime vicinanza alche il neopremier italiano Paolo Gentiloni. Condanne anche dalla Siria.
Sul web i gruppi filo al-Qaeda festeggiavano ed esaltavano le gesta da “eroe” del killer. La tensione in Turchia negli ultimi giorni era alta. Ad Ankara e Istanbul ci sono state manifestazioni di protesta sotto le ambasciate di Russia e Iran. Causa scatenante la sconfitta dei ribelli e liberazione della città siriana di Aleppo, rientrata sotto il controllo delle forze governative guidate da Bashar al-Assad, proprio grazie all’appoggio militare russo.