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Sconfitto Djokovic a Londra
Il serbo mai in partita

Murray è ancora numero uno
Sconfitto Djokovic a Londra
Il serbo mai in partita

di Fabio Simonelli21 Novembre 2016
21 Novembre 2016

epa05640134 Britain's Andy Murray hols up the ATP World No.1 trophy following his win over Novak Djokovic of Croatia in the men's singles final at the ATP World Tour finals tennis tournament at the O2 Arena in London, Britain, 20 November 2016. EPA/ANDY RAIN

Tra le mamme di tennisti, Judy Murray è senza dubbio la più felice. Passerà le feste natalizie insieme a due numeri uno al mondo. Se su Jamie, dominatore indiscusso del doppio, non c’erano dubbi, da ieri sera, fino a fine anno, lo sarà anche Andy. Lo scozzese si è aggiudicato l’Atp Finals di Londra, battendo in finale Novak Djokovic. Anzi, dominandolo. 6-3 6-4 in un’ora e 43 minuti. Il serbo, desideroso di riprendersi il primato in classifica ceduto al rivale da un paio di settimane, ha giocato il suo peggior incontro dell’autunno. Quasi mai in partita, se non un accenno di rimonta sui 4-1 Murray nel secondo set. Poca roba. Con trenta errori gratuiti non si vince un challenge, figuriamoci una finale del Master. Ma questo non è colpa di Andy, che ha dimostrato grinta e coraggio spegnendo le speranze del rivale e scrollandosi di dosso uno peso che ancora gli rimaneva: confermare il primato sconfiggendo Nole, che a Londra arrivava da quattro successi di fila.

A favore di Djokovic anche i precedenti in assoluto tra i due (24 a 10). Murray non aveva mai vinto le Finals, e dopo la maratona di tre ore con Raonic in semifinale, in pochi se lo sarebbero immaginati. Tutti a pronosticare un Murray schiacciato dall’ intensità dell’avversario. È stato esattamente il contrario. Lo stesso Djokovic lo ha sottolineato in conferenza stampa. «Ero certo che avrebbe reagito. Io ho giocato male, non era la mia giornata, ho commesso una marea di errori ma il merito è stato in gran parte di Andy» ha ammesso il serbo.

Il 2016 è stato un anno d’oro per Murray, tennista e uomo. Le vittorie a Wimbledon e a Rio si sono aggiunte alla paternità, facendolo arrivare alla fine stanchissimo, con la testa solo alle meritate vacanze. «Per ora penso solo a riposarmi, spero di rimanere al vertice il più possibile» la chiosa del numero uno del mondo.

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