È andato all’appuntamento col suo assassino. Paolo Marfurt, 45enne di Tor Bella Monaca, è stato ucciso mercoledì sera in via Vigne XXII Rubbia a Vermicino, paesino alle porte di Roma. Non ha avuto nemmeno il tempo di togliersi il casco. Cinque colpi di pistola calibro 7,65 lo hanno raggiunto al volto e al petto. Di testimoni non ce ne sono. I residenti della zona hanno infatti riferito di non aver sentito spari o rumori sospetti. Il suo cadavere è stato trovato da un uomo che passava lì per caso verso le 23.
La guerra per la droga. Gli investigatori del nucleo dei carabinieri di Frascati, guidati dal colonnello Rosario Castello, credono che Marfurt, considerato un trafficante di droga, conoscesse il suo assassino. Sarebbe quindi caduto in un agguato. Era un volto già noto alle forze dell’ordine per i suoi precedenti per spaccio, rapine ed estorsione. Le piste che gli inquirenti stanno battendo, per ora, sono due: un regolamento di conti, oppure un’ esecuzione legata alla guerra tra bande per lo smercio di cocaina. La seconda soprattutto. A sud di Roma, trala Borghesiana, Porta di Nona e Tor Bella Monaca, si sta infatti combattendo una faida per spartirsi le zone di spaccio. Una faida sanguinosa, in cui si è prepotentemente inserita la criminalità albanese, con l’appoggio di diverse bande romane. L’esecuzione è avvenuta a poca distanza dal luogo dove un anno fa venne ucciso Marco Attini e gambizzato Massimo Cogliano, due delitti legati anche questi allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Le indagini. Le certezze degli investigatori sono ancora poche. Bisogna aspettare i risultati dell’autopsia e, soprattutto, i riscontri tra le telefonate recenti e gli ultimi spostamenti di Marfurt. Anche l’arma usata e i bossoli ritrovati saranno sottoposti a un’attenta analisi. Sempre nella notte, poco distante dal luogo del delitto, è stato trovato impiccato a un albero un 30enne cittadino romeno: i carabinieri indagano per capire se tra l’omicidio e il suicidio ci sia un collegamento.
di Claudio Paudice
