Salta per il momento la proposta di introdurre un tetto al prezzo del gas proveniente dalla Russia. Il price cap non sarà nemmeno argomento di discussione al vertice dei ministri europei dell’Energia in programma oggi, 9 settembre. La discussione verrà rimandata a ottobre, mese nel quale sono state già individuate due possibili date utili per il confronto. I capi di Stato e di governo europei, infatti, si riuniranno il 6 e 7 ottobre a Praga per un vertice informale e poi ancora il 20 e 21 ottobre a Bruxelles.
Lo stop è arrivato nel corso della giornata di ieri, perché fra i Paesi europei non c’è accordo sulla proposta di price cap, avanzata dall’Italia. La misura sostenuta dal governo Draghi ha incassato il sostegno di Portogallo, Grecia, Polonia, Belgio, Lussemburgo, Bulgaria, Romania. Anche da Parigi è arrivato il via libera, ma a dire no sono Ungheria, Slovenia, Austria e Repubblica Ceca.
Contraria è soprattutto l’Olanda, dove ha sede la Borsa che ospita il trading del gas europeo, il Dutch TTF gas Future. Nonostante ciò il premier Mark Rutte ha sottolineato: “Abbiamo ancora delle domande e delle preoccupazioni ma guardiamo con favore alle proposte presentate dalla Commissione Europea, incluso un price cap al gas russo”.
Anche la Germania, che aveva aperto al tetto al prezzo del gas, ora sembra tornata sui suoi passi. Il motivo del cambio di rotta sarebbe dovuto ai tempi di approvazione, che potrebbero causare un problema di forniture. Al momento c’è convergenza tra gli Stati Ue su tre punti tra i cinque che arriveranno sul tavolo dei ministri Ue dell’energia. Oltre al mancato accordo sul price cap, non c’è intesa nemmeno sul contributo di solidarietà per le aziende di combustibili fossili.