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Arrestato a Beirut Marcello Dell’Utri. Guai giudiziari anche per Formigoni e Mastella.

di Renato Paone12 Aprile 2014
12 Aprile 2014

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Non solo princìpi e valori. Ad accomunare Marcello Dell’Utri, Roberto Formigoni e Clemente Mastella anche i provvedimenti da parte della magistratura italiana. Diverse, però, le accuse che li riguardano e le reazioni che hanno avuto i tre politici ai provvedimenti dei giudici.
Per Dell’Utri durante la notte è finita la breve latitanza. E’ stato arrestato in un lussuoso hotel di Beirut dalla polizia libanese e per lui è già pronta una richiesta di estradizione da parte delle autorità italiane (l’annuncio dell’arresto è stata dato in mattinata dal ministro degli Interni, Alfano). A pochi giorni dalla sentenza definitiva in Cassazione, che deve decidere sui sette anni di condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, l’ex senatore Dell’Utri aveva deciso di concedersi una “vacanza” (“Sono all’estero per curarmi”, aveva fatto sapere ieri tramite il suo legale) senza avere l’accortezza di avvertire chi di dovere. Infatti, per tre giorni si è reso irreperibile nonostante la Corte d’appello di Palermo avesse firmato un’ordinanza di custodia cautelare proprio per evitare qualsiasi pericolo di fuga. Quando gli agenti della Squadra Mobile di Milano si erano recati presso la sua abitazione milanese,  l’ex senatore aveva già fatto le valigie. Destinazione Libano. In un primo momento si era pensato anche ad una sua fuga in Guinea Bissau o Santo Domingo, dove possiede la famosa villa comprata con i proventi della vendita della proprietà sul lago di Como a Berlusconi. Villa in cui si rifugiò due anni fa sempre in vista di una precedente decisione della Cassazione. La sentenza venne annullata e lui magicamente riapparve. A stanare il latitante le intercettazioni effettuate nei giorni scorsi, antecedenti alla partenza, tra il fratello Alberto Dell’Utri e il ristoratore romano Vincenzo Mancuso, in cui si faceva riferimento a dei possibili contatti in Guinea, «che concede i passaporti diplomatici molto facilmente». Ma la traccia giusta alla fine si è  rivelata una cena tra l’ex senatore e un importante politico libanese, candidato alle presidenziali del paese dei cedri. E gli inquirenti, alla fine, lo hanno trovato a Beirut.

Sequestrati conti bancari a Formigoni. L’ex governatore lombardo Roberto Formigoni è stato travolto, invece, dalle due inchieste sulla Fondazione Maugeri e sul San Raffaele. Nei suoi confronti, il gip Paolo Guidi ha disposto un sequestro preventivo dei conti bancari e di una villa in Sardegna per un totale di 49 milioni di euro, cifra che corrisponde all’ammontare della presunta corruzione che il giudice addebita all’ex Governatore. Nelle ultime settimane, sempre in merito al caso Maugeri, Formigoni era stato rinviato a giudizio per associazione per delinquere e per corruzione. Nell’accusa si fa riferimento a un presunto giro di mazzette per favorire, attraverso delibere della Giunta Regionale all’epoca guidata dal “Celeste”, la Fondazione pavese con stanziamenti regionali. «Roberto Formigoni – spiega il Gup – ha avuto la disponibilità d’ingenti somme di denaro in contante non giustificate dai suoi legittimi introiti». La risposta dell’accusato è secca: «Leggo che mi avrebbero sequestrato o starebbero sequestrandomi beni fino a 49 milioni di euro. Tranquillizzo tutti, non ho mai posseduto nemmeno la centesima parte di 49 milioni di euro». D’altronde, come mostrato dallo stesso ex presidente lombardo, su uno dei due conti correnti figura un attivo di appena 18 euro, mentre sull’altro grava un passivo di circa 75mila euro. Per quanto riguarda le proprietà immobiliari, condivide con i due fratelli un micro appartamento nella periferia di Sanremo e un appartamento di 400 metri quadri complessivi «ereditati dai miei genitori. Non ho nemmeno mai posseduto, né posseggo, una casa in Sardegna».

Mastella e la moglie rinviati a giudizio. A chiudere il cerchio, Clemente Mastella. L’ex ministro della giustizia è stato rinviato a giudizio insieme alla moglie Sandra Lonardo, già presidente del Consiglio regionale della Campania, dal Gup del Tribunale di Napoli, Maurizio Conte con l’accusa di associazione per delinquere. L’attività di Mastella e Co. in Campania era finalizzata, come affermato dal capo d’imputazione, «alla commissione di una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione, e soprattutto all’acquisizione del controllo delle attività pubbliche di concorso per il reclutamento di personale e gare pubbliche per appalti e acquisizioni di beni e servizi bandite da enti territoriali campani, aziende sanitarie e Agenzie regionali, attraverso la realizzazione di numerosi reati».
Ma Mastella è tranquillo e convinto «dell’indipendenza di chi ora sarà chiamato a giudicarmi». Dopotutto, il leader dell’Udeur, era già stato prosciolto per lo stesso supposto reato da un primo giudice sempre dal Tribunale di Napoli. «Sono stato rinviato a giudizio perché sarei stato “il capo di un’associazione per delinquere chiamata Udeur” ovvero capo di un partito politico», così ha commentato il politico campano. Rinvio a giudizio in cui «non mi viene addebitato nessun fatto specifico. Mai – ha continuato l’ex ministro – nella storia repubblicana italiana si era verificata una tale circostanza Comunque sia vado avanti a testa alta».

Renato Paone

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