Pompei negli ultimi mesi non sta attirando l’attenzione dei media e delle istituzioni per l’immenso valore archeologico che essa rappresenta, bensì per i crolli, i cedimenti e i furti che la stanno martoriando. Come se non bastasse l’eruzione del Vesuvio di due millenni fa. L’ultimo cedimento è avvenuto in una “domus”, senza intonaco né affreschi né opere di rilievo, interdetta al pubblico, della Regio V in un vicolo che si affaccia su via di Nola, una delle strade principali del sito. Si tratta del quarto caso solo nel mese di marzo, segnalato ieri mattina da un custode Il soprintendente Massimo Osanna, però, ha voluto precisare che «il nuovo crollo non è avvenuto questa notte. Le prime analisi archeologiche dimostrano che non si tratta di un evento recente. Adesso saranno le autorità competenti e gli esperti a valutare il caso».
Nel frattempo, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) «ha disposto una perizia tecnica da parte dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro per verificare la data e le cause tecniche del cedimento». Un paradosso, visto che proprio l’altro ieri erano state annunciate misure straordinarie come l’aggiunta di nuovo personale e il supporto di una squadra di vigilantes privati, ora più necessari che mai. «È chiaro che bisognerà riorganizzare e coordinare meglio anche i lavori di ronda -ammette il soprintendente- e siamo al lavoro anche su questo, mentre studiamo progetti di rilancio del sito. Entro Pasqua è prevista la riapertura di una serie di nuove domus, tra le quali quella di Telefo e persino la casa di Marco Lucrezio Frontone, ricca di splendidi affreschi. Tra gli obiettivi anche una serie d’interventi per migliorare le condizioni di lavoro dei custodi, dalle divise nuove al restauro degli alloggi.
Anche il furto avvenuto lo scorso 12 marzo, di un frammento dell’affresco della Domus di Nettuno, sarebbe avvenuto in tempi precedenti alla segnalazione, sempre da parte dei custodi, ha dichiarato Osanna dopo aver effettuato personalmente un sopralluogo. «È escluso -continua il soprintendente- che si tratti di un furto d’arte, sembra piuttosto uno sfregio, come ce ne sono tanti in Italia. E anche quello non è una cosa recente. Si tratta di un lavoro fatto in modo molto approssimativo e certo non su commissione, anche perché stiamo parlando di un affresco molto rovinato, che tra l’altro, viste le dimensioni complessive, i colpevoli avrebbero potuto asportalo del tutto».
Ulteriori indagini hanno fatto luce anche sul secondo furto eccellente, quel festone floreale di cui tanto si è parlato nei giorni scorsi. «Si tratta di un frammento – conclude Osanna- che è stato asportato più di vent’anni fa quando l’affresco, che oggi si trova in un laboratorio della soprintendenza, era ancora ‘in sitù. Quando l’intero affresco di quella parete è stato restaurato, quel frammento, che poi è stato misteriosamente restituito per posta nel gennaio 2011, mancava già».
Renato Paone