Il potere sta diventando donna. Dopo il cancelliere tedesco Angela Merkel, un’altra donna alla guida di un Paese dell’Unione Europea. Alenka Bratusek, 42 anni, dal 20 marzo è primo ministro della Slovenia: 52 voti a favore, 35 contrari. È la prima donna slovena ad essere investita di questo ruolo dal 1991, anno dell’indipendenza del Paese dalla Jugoslavia. Attualmente è leader del partito di centrosinistra Pozitivna Slovenija (PS), “Slovenia positiva”.
Su 27 Paesi membri dell’UE la percentuale di donne a capo dei governi è ancora troppo bassa ma, questi due esempi positivi di donne capaci e determinate, potrebbero aprire la strada ad una nuova tendenza. Anche se le donne nelle posizioni principali rappresentano un’eccezione in tutto il mondo, alla guida di una delle più importanti nazioni emergenti, il Brasile, c’è oggi una donna: Dilma Roussef. Non troppo lontano, in Argentina, a guidare il Paese è un’esponente del gentil sesso, Christina Kirchner. E se si cambia continente, si scorgono segnali di cambiamento anche in Africa, dove alla presidenza della Liberia c’è l’economista Ellen Johnson Sirleaf, insignita nel 2011 anche del Nobel per la Pace. Ma sono ancora mosche bianche.
Il 27 febbraio 2013 il Parlamento sloveno ha sfiduciato a larga maggioranza il primo ministro conservatore Janez Jansa per le accuse di corruzione e irregolarità fiscali e ha dato fiducia proprio ad una donna. La sfida si presenta difficile per la Bratusek perché la Slovenia, membro dell’UE dal 2004, è soffocata da problemi finanziari. Per il 2013, infatti, è prevista una diminuzione del PIL di circa il 2%, mentre il rapporto tra debito pubblico e PIL è passato dal 16% del 2008 al 59% stimato per quest’anno, con una disoccupazione del 12%, il livello più alto degli ultimi 14 anni. La situazione appare grave, ma il nuovo primo ministro ha assicurato che non è irrimediabile e considera l’ipotesi di chiedere aiuti all’Europa attraverso il Fondo Salva-Stati, questo perché la Slovenia dovrà trovare, nei prossimi mesi, 2 miliardi di euro per rifinanziare il proprio debito. Intanto la Bratusek, che in passato ha lavorato al ministero delle Finanze, ha l’appoggio dei partiti, nonostante le diverse visioni ideologiche riguardo la crisi e le soluzioni possibili. Appena dopo la nomina, il primo ministro ha detto di non voler continuare le politiche di austerità del governo precedente, che avevano causato molte manifestazioni di protesta in tutto il Paese, ma di voler attuare provvedimenti incentrati «sulla crescita e sull’occupazione», andando in un certo senso controcorrente rispetto alla linea che segue l’Europa, ovvero quella del rigore dei conti.
Inoltre, in tempi record, ha fatto un bel po’ di pulizia: ha cercato di piazzare il maggior numero possibile di suoi uomini nell’apparato dello Stato, eliminando quel che restava dell’esecutivo di centrodestra. In più, ha creato un governo molto giovane, l’età media dei ministri infatti è di 45 anni. Non male per essere una donna.
Francesca Polacco