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Amministrative, si serrano le fila in vista dei ballottaggi. Tutti i numeri del voto

di marco.potenziani31 Maggio 2013
31 Maggio 2013

Tanti sconfitti e pochi vincitori, escono malconci quasi tutti i partiti dalle amministrative di domenica e lunedì scorsi. Ad una settimana dai ballottaggi sono ormai definitivi e ampiamente analizzati i dati ufficiali risultati dagli spogli dei seggi. L’affluenza per le elezioni del sindaco e del consiglio comunale di 564 Comuni nonché dei consigli circoscrizionali è stata del 44,66%, più di 15 punti in meno rispetto alle precedenti omologhe, quando i votanti furono il 60 per cento. E si tratta certamente di uno dei dati più bassi delle ultime tornate elettorali. Le percentuali di votanti sono in calo quasi ovunque, con un crollo al di sopra di ogni aspettativa nella Capitale, dove ha votato solo il 37,69% degli aventi diritto, quasi 20 punti in meno rispetto alle precedenti amministrative, quando votò il 57,20 per cento. In Lombardia ha votato il 47,91% degli aventi diritto contro il 67,45% delle precedenti elezioni. 95 i Comuni coinvolti di cui tre capoluoghi: Brescia (47,75% l’affluenza contro il precedente 70,55%), dove la campagna elettorale è stata più accesa con contestazioni e tensione in piazza al comizio di Silvio Berlusconi, Sondrio (42,99 la percentuale di votanti) e Lodi (49,80).
Vince l’astensione. Il Partito democratico, che pure ha registrato un sostanziale successo, registra comunque una contrazione delle preferenze di 243mila voti, cioè il 38% in meno rispetto alle politiche del 24 e 25 febbraio. Non può prendersi come campione affidabile il dato delle amministrative del 2008, quando l’election day politiche-comunali esercitò uno straordinario effetto traino. Il premier Enrico Letta può comunque tirare un sospiro di sollievo per il primo test che, pur in modo indiretto, il governo ha affrontato nelle elezioni comunali. Il timore, diffuso tra i membri dell’esecutivo a prescindere dall’appartenenza politica, era che il voto si trasformasse in un referendum sul governo a larghe intese. Magari premiando il M5s. Così, invece, non è stato. Il premier, in una valutazione complessiva del voto, ha visto, tranne che a Roma, una sostanziale riconferma delle forze in campo. «Gli italiani», è l’analisi in ambienti vicini al presidente del Consiglio, «stanno capendo lo sforzo del governo e delle forze che lo sostengono» per uscire, con misure concrete, dal tunnel della crisi economica. Peggio ancora va al Pdl in caduta libera, con il – 65,8%, che ha perso quasi tutti i comun principali e non ottiene nessuna vittoria netta al primo turno. Ma dai vertici del partito l’indicazione è di minimizzare il risultato, in attesa dei ballottaggi. Lo stato maggiore Pdl si è riunito in via dell’Umiltà senza Silvio Berlusconi che è rimasto in Sardegna. A destare allarme è stato soprattutto il dato dell’astensione. La scelta di molti elettori di centrodestra di disertare le urne, oltre che i risultati per ora deludenti, frena i falchi che vorrebbero convincere il Cav a sfruttare i sondaggi per tornare al voto.
I principali comuni. Al Nord ottengono un buon risultato i sindaci renziani (Treviso, Vicenza, Imola, solo per fare alcuni esempi), espressione di un riformismo moderato che guarda più al centro che alla sinistra estrema, e in alcuni casi anche uomini d’apparato come Del Bono a Brescia. Quarantasette i Comuni al voto (10 sopra i 15 mila abitanti) in Veneto dove l’affluenza è stata del 48,47%, quasi 18 punti in meno rispetto alle precedenti amministrative. Il Piemonte, con 52 Comuni al voto di cui solo due con oltre 15 mila abitanti, vince, invece, la partita dell’affluenza alle urne fra le regioni del nord: i votanti sono in calo come ovunque, ma il dato del 49,58% (a fronte del precedente 64,79%) è il più alto fra tutte le regioni settentrionali. Niente voto nel nuovo Comune di Mappano (Torino), creato a gennaio: un ricorso al Tar ha congelato le elezioni e un comitato di cittadini ha promosso per oggi una fiaccolata di protesta. Altro dato significativo è Siena.  Nella città del Palio, il Pd non andava al ballottaggio dal 1993, è vero. Ma nonostante gli scandali bancari, e il tentativo di Grillo di fare di Siena l’epicentro della sua battaglia anti-partitica, il candidato del Pd, il renziano Bruno Valentini, si avvia al ballottaggio con il 39,54% delle preferenze, un vantaggio notevole rispetto ai voti conquistati dal candidato del centrodestra Eugenio Neri, che ha raccolto il 23,37%. C’è poi il capitolo Sud. Negli unici tre capoluoghi di provincia meridionali che sono andati al voto, Avellino, Isernia e Barletta, il Pd è in vantaggio. Ad Avellino, il ballottaggio sarà tra il candidato democratico Paolo Foti (25,32%) e quello dell’Udc, Dino Preziosi (23,03), ma la sfida ha un sapore tutto democristiano. Preziosi infatti è l’uomo di Ciriaco De Mita, che in città ha ancora un forte seguito elettorale, mentre il capolista del Pd è sponsorizzato da un altro democristiano doc, Nicola Mancino.

Marco Potenziani

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