Ama, l’azienda municipalizzata della nettezza urbana di Roma, potrebbe presto parlare tedesco. Lo scorso venerdì il sindaco Ignazio Marino ha aperto alla privatizzazione evocando un possibile “partner industriale che valuti con metodi scientifici l’efficienza del riciclo dei rifiuti e la pulizia delle strade”. Ma la resa dei conti è prevista domani mattina: il Consiglio Comunale approverà il nuovo contratto di servizio con Ama che prevede 11 miliardi fino al 2030. Di lì potrebbero delinearsi diversi scenari. Una prima ipotesi prevede l’affidamento del 40% della municipalizzata a un partner che porti denaro fresco per gli investimenti. L’altra ipotesi sarebbe invece la creazione di un’altra azienda nella quale confluirebbero Ama e il nuovo partner.
In entrambi i casi l’azienda offrirà comunque un nuovo servizio: “Vogliamo affidare ai cittadini la possibilità” ha detto Marino, “di dirci quale è la reale percezione di qualità della pulizia con interrogativi posti da un ente terzo”. Secondo il sindaco è importante avere feedback sulla qualità dei servizi da parte dei cittadini romani che sono “i veri azionisti di Ama”.
Nel frattempo potrebbero sfumare i licenziamenti, sbandierati da Marino, dei 41 dipendenti Ama della “black list”, per i quali l’azienda aggirò la legge Brunetta retrodatando le assunzioni. I 41 contratti non sono stati dichiarati nulli perché nessuno dei dipendenti era consapevole dell’assunzione retrodatata. La paura di possibili ricorsi che provocherebbero risarcimenti e magari obbligo di riassunzione sta frenando i vertici di Ama, come si evince dalle parole di Marino: “Se fossi io il capo azienda, affronterei anche il rischio di una causa per risarcimento. Perché a volte il simbolo, il gesto è più importante del valore economico”. Contro i vigili “assenteisti”, contro i macchinisti “traditori” e ora anche contro gli assunti di Parentopoli: Marino contro tutti.
Nicola Stacchietti