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Ama licenzia 60 dipendenti coinvolti in Parentopoli. I sindacati, in protesta contro l’ipotesi privatizzazione, assediano il Campidoglio e minacciano lo sciopero

di Roberto Maria Rotunno25 Settembre 2015
25 Settembre 2015

 

protesta ama 2-2Detto e fatto: l’Ama, azienda che gestisce il ciclo dei rifiuti a Roma, ha licenziato sessanta dipendenti assunti nel 2008 e finiti nello scandalo di Parentopoli. La delibera è stata adottata dal consiglio di amministrazione su proposta del presidente Daniele Fortini ma soprattutto sulla base del grande impulso dato dal sindaco Ignazio Marino che ha chiesto di stabilire «legalità e giustizia» nelle municipalizzate.
I licenziamenti riguardano 37 amministrativi e 23 autisti, tutti assunti illegalmente come ha stabilito il Tribunale di Roma condannando l’ex amministratore delegato: per i primi era stata retrodatata la delibera della chiamata diretta per aggirare i parametri della legge Brunetta; per gli altri erano addirittura stati truccati i punteggi conseguiti al concorso. Le motivazioni dei magistrati sono, secondo Fortini, «rigorose e inappuntabili» e per questo motivo bisognava procedere con urgenza ai licenziamenti, i quali – assicura il presidente – supererebbero qualsiasi esame davanti al giudice del lavoro. Quello che stavano ricevendo questi lavoratori era, come si legge in una nota del cda, «un ingiusto vantaggio patrimoniale, motivo per cui si dà mandato al direttore generale di porre in essere tutte le azioni necessarie al fine di tutelare gli interessi di Ama e delle risorse pubbliche da essa gestite». Gli stipendi di questi amministrativi licenziati li rivela lo stesso Fortini in un’intervista apparsa questa mattina sulle pagine locali di Repubblica: si va da un minimo di 60mila euro lordi a un massimo di 96mila.
Cauti, almeno fino a questo momento, le reazioni dei sindacati. La Cisl ha annunciato che, trattandosi di licenziamenti individuali e non collettivi, vuole valutare caso per caso se sostenere i ricorsi civili: la Cgil, al contrario, aspetta una convocazione per sapere quali strumenti saranno utilizzati ma polemizza sulle tempistiche: «Siamo stati lasciati soli in questi anni – dichiara Natale di Cola, segretario generale Fp Cgil di Roma e Lazio – quando fornivamo al sindaco Marino dossier e denunce che avrebbe dovuto sostenere. Richiedevano coraggio e lo scontro con avversari ben più forti dei lavoratori in questione. Avremmo voluto ad esempio vedere messa in campo la stessa forza nel rimuovere, come chiedevamo, i dirigenti che hanno prodotto il disastro dell’era Panzironi, a partire da Fiscon. Ma per quello abbiamo dovuto attendere la magistratura».
Tuttavia i rappresentanti delle principali sigle sembrano ben più preoccupati dall’ingresso dei privati nell’Ama. Ieri pomeriggio, mentre l’Assemblea capitolina discuteva sul servizio da affidare all’azienda per quindici anni, Piazza del Campidoglio è stata assediata dai lavoratori in protesta contro l’ipotesi confermata dal presidente Fortini: le idee sono quelle di creare un partenariato con nuovi soggetti per costruire l’ecodistretto oppure procedere alla cessione di parte del capitale. La Cgil teme che così si rischierebbe di assistere a una riduzione di diritti e salari ed è pronta allo sciopero ma si riserva la possibilità di rinunciare alla mobilitazione se l’amministrazione dovesse fare marcia indietro. E la questione acuisce anche gli scontri in maggioranza con Sinistra Ecologia e Libertà pronta a votare no a qualsiasi forma di privatizzazione: «Un’operazione sospetta – spiega il capogruppo di Sel Gianluca Peciola che non ci convince. Per questo noi siamo contrari. Nel programma elettorale non c’era. Non siamo stati votati per farlo. Se poi decidiamo di cambiare questo programma in corsa allora bisogna ridare la parola ai cittadini».

Roberto Rotunno

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