Gli abiti usati raccolti nei cassonetti gialli dai romani volenterosi di fare beneficenza venivano invece rivenduti. Ama, quindi, non trova pace. La municipalizzata della raccolta dei rifiuti di Roma si trova al centro di un altro scandalo: l’Antitrust ha infatti sanzionato l’azienda con una maximulta da 100 mila euro per “pratiche commerciali scorrette” relative alle informazioni sui cassonetti gialli per la raccolta dei vestiti. Dalle frasi riportate sui cassonetti, infatti, non si evince l’uso commerciale che i consorzi a cui Ama ha affidato gli appalti fanno dei vestiti, raccolti da chi crede di fare beneficenza.
“Si poteva ritenere”, sostiene l’Antitrust, “che la raccolta fosse per fini umanitari mentre si è accertato l’uso a fini commerciali”. Multe anche a due consorzi, Sol.co, di cui il presidente Mario Monge è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta su Mafia capitale, e Bastiani, per un totale di altri 110mila euro. L’Ama si è anche giustificata. Ha fatto sapere attraverso una nota di “aver provveduto a sollecitare i consorzi a rendere chiaro l’uso commerciale dei vestiti attraverso degli adesivi da apporre sui cassonetti ben prima della sanzione dell’Antitrust”. E annuncia anche il ricorso.
Poco prima della diffusione della notizia erano state tempestive le parole dell’ad di Ama, Daniele Fortini che in un’intervista ai microfoni di Radio 24 aveva puntato il dito sulle responsabilità dei cittadini riguardo la sporcizia di Roma: “La penso come la maggioranza dei romani: se la città non è pulita è perché qualcuno la sporca”.
Nicola Stacchietti