Peggiorano le condizioni atmosferiche e si fanno più complicate le ricerche di Daniele Nardi e Tom Ballard, i due alpinisti dispersi dalla scorsa domenica sul monte Nanga Parbat, in Pakistan. Ora le speranze sono affidate ai droni.
La spedizione russa che dal campo base del K2 si era detta disponibile a mettersi sulle tracce dei due, infatti, ha rinunciato per il forte rischio valanghe. Gli elicotteri possono ancora volare, ma si aspettano le autorizzazioni al volo. L’Ambasciata italiana in Pakistan, con il supporto dell’esercito locale, sta facendo il possibile. Questo perché lo spazio aereo pakistano è ancora chiuso a causa dello scontro militare tra il paese asiatico e l’India. Nel frattempo, allora, si utilizzerà il piano B dell’alpinista basco Alex Txikon, che ha messo a disposizione i suoi tre droni, adatti per il volo in alta quota. Secondo quanto riferisce lo staff di Daniele Nardi sulla pagina Facebook dell’alpinista “il piano prevede di portare Txikon con tre suoi collaboratori, tra cui un medico, al Campo Base del Nanga e poi in una posizione più vicina alla parete Diamir”.
“Da lì – spiega lo staff – Txikon attiverà i tre droni, che perlustreranno tutta la zona dello Sperone Mummery (dove si pensa possano trovarsi l’italiano e l’inglese ndr), lungo tutte le ipotetiche vie percorribili dai due alpinisti”.
Oggi, sulle pagine de La Gazzetta dello Sport l’intervista all’alpinista italiano Reinhold Messner. Suo fratello Gunther morì nel 1970 proprio scalando il Nanga Parbat, ai piedi dello stesso Sperone Mummery. “Si tratta di uno sperone non difficile – racconta Messner ad Alessandro Filippini- ma molto pericoloso. Da lì possono cadere blocchi di ghiaccio grandi come grattacieli e perfino i piccoli distacchi sono creare problemi seri”.